sabato 28 dicembre 2024
Accolto il ricorso del detenuto: la proroga del carcere duro annullata (con rinvio) dai supremi giudici. La politica insorge. Colosimo: "Uomo pericoloso, il suo cognome incute ancora paura"
Giovanni Riina

Giovanni Riina - Ansa

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Stop al 41 bis per il figlio di Totò Riina, Giovanni, arrestato nel '96 per associazione mafiosa e omicidio e sottoposto al "carcere duro" dal 2002. Il secondogenito del "capo dei capi" di Cosa Nostra si è visto accogliere dalla Cassazione, con rinvio, il ricorso presentato contro la proroga del regime di isolamento - cui sono sottoposti i boss più potenti, ritenuti in grado di guidare la criminalià organizzata anche da una cella - che il ministero della Giustizia gli aveva imposto nel novembre 2023. I giudici supremi, esaminando il ricorso di Riina, hanno ritenuto "meramente apparente" la motivazione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che lo scorso giugno aveva giudicato corretto il provvedimento. Finora la proroga, rinnovata ogni due anni, era sempre stata concessa. Ma stavolta è andata diversamente, perché la prima sezione della Cassazione, presieduta da Giuseppe De Marzo, si è fatta convincere dalla difesa di Riina: gli avvocati hanno messo in evidenza che il provvedimento di proroga del 41 bis "non contiene alcuna rinnovata valutazione sulla pericolosità" del soggetto e semplicemente "ripropone motivazioni dei decreti precedenti".
Ora servirà una nuova decisione sul caso. Ma intanto il verdetto della Cassazione ha scatenato le inevitabili (e prevedibili) reazioni politiche.

La reazione di Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare antimafia, è stata immediata. "Chiederò le carte su Giovanni Riina, figlio del capo indiscusso di Cosa Nostra. La storia criminale di questo uomo non conosce dissociazioni e il solo cognome incute, ancora oggi, paura e una sorta di pericolosa e aberrante fascinazione. Metteremo la Commissione parlamentare antimafia a difesa del 41bis".

Sulla decisione è intervenuto anche Andrea Delmastro delle Vedove, deputato di Fratelli d'Italia e sottosegretario alla Giustizia. "Pur nel rispetto dovuto alla Suprema Corte, insisteremo nella richiesta di applicazione del regime del carcere duro a Giovanni Riina. La conclamata e attuale pericolosità mafiosa di Giovanni Riina non consente di abbassare la guardia. Per fronteggiare i non condivisi ragionamenti della Suprema Corte, rappresenteremo tutti gli elementi raccolti dagli investigatori circa il ruolo ricoperto da Riina nell'associazione e la attuale pericolosità personale e della consorteria", ha detto Delmastro.
Sulla stessa linea è ill deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli. "Il 41 bis - ha sottolineato - è uno strumento fondamentale per smantellare il potere della mafia nella gestione dei traffici criminali sul territorio. Leggeremo le motivazioni, ma finché ci sarà Fratelli d'Italia al governo la lotta alla mafia sarà una priorità assoluta e la difesa del 41 bis resterà un pilastro indiscutibile".

Ad intervenire subito sul caso è stato anche Giuseppe Antoci, europarlamentare messinese del Movimento 5 stelle . "Per un vizio di forma, per un percorso argomentativo non adeguatamente ricco svolto dai giudici di merito - ha osservato - si consente a un esponente di spicco di Cosa nostra di riallacciare i contatti con l'esterno. Non si può pretendere che una situazione di mafiosità conclamata possa essere argomentata in termini ogni volta diversi, né si può affermare che l'attualità del pericolo che rappresentano i capimafia debba essere ogni volta riconsiderato in motivazione, senza essere dedotto dalla stessa appartenenza alla mafia, dalla quale non ci si è mai dissociati".

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