giovedì 15 luglio 2021
È nata una struttura per offrire una soluzione abitativa a detenuti che usufruiscono di misure alternative alla carcerazione e a quelli da poco scarcerati e che devono ripartire
Il beato Rosario Livatino

Il beato Rosario Livatino - Fotogramma

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Tra i tanti modi per ricordare Rosario Livatino nell’anno della beatificazione, significativa è la nascita della "Casa di accoglienza Livatino" a Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania. Una struttura che intende offrire una soluzione abitativa a detenuti fruitori di misure alternative alla carcerazione e a neo-dimessi, ovvero ex detenuti che hanno estinto la pena, nella prospettiva di favorire il recupero e il reinserimento sociale di chi sta scontando una pena o l’ha già estinta e si trova senza dimora. Dalla biografia del beato giudice sappiamo quanto fosse di grande umanità nei confronti degli imputati e dei condannati, ma nel suo caso è il Vangelo a "imporlo" a partire dalle parole stesse di Gesù «ero carcerato e siete venuti a trovarmi».

Oggi tutto ciò ispira l’azione dell’arcidiocesi di Catania e della Fondazione Francesco Ventorino, in un tempo difficile alla luce dei tristi fatti di cronaca legate alle carceri, trasformandosi in un segno di carità e di speranza, voluto fortemente da monsignor Salvatore Gristina. L’iniziativa si colloca all’interno di una presenza nella casa circondariale di Piazza Lanza, nel capoluogo etneo, di un cospicuo gruppo di laici volontari, formalmente costituitisi nella fondazione che porta il nome di un cappellano appassionato, morto nel 2015.

Tale impegno presenta forme molto articolate come laboratori, cineforum e colloqui individuali, attività di supporto nelle relazioni con le famiglie, con gli avvocati, con enti esterni. E poi? Una volta scontati gli anni comminati dalla giustizia o all’interno di una pena alternativa alla detenzione? Il bisogno alloggiativo riguarda, infatti, non solo potenziali fruitori di misure alternative alla detenzione, ma anche i "neo dimessi"; inutile sottolineare quanto l’assenza di un domicilio ostacoli e ritardi il processo di reinserimento anche per chi ha estinto il proprio debito con la giustizia.

Ora c’è dunque un’opportunità in più, la casa di accoglienza che si trova in un immobile della diocesi, che intende offrire i seguenti servizi, programmati e realizzati da personale qualificato: alloggio e vitto, interventi di sostegno e sviluppo delle capacità di autonomia e autogestione, accompagnamento ai servizi territoriali, attività ricreative, mediazione culturale, orientamento e informazione legale, formazione e/o riqualificazione professionale, sostegno psicologico. Il servizio si svolgerà in sinergia con gli enti che il territorio mette a disposizione a favore dei soggetti più svantaggiati.

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