venerdì 13 dicembre 2024
Il progetto prevede laboratori di pittura per le detenute nella casa circondariale e un murales all'esterno che ricorda l'omicidio al Tiburtino III nel 1944 di una madre che cercava pane per i figli
Il murale di Edoardo Ettorre in via dell'Erpice 26

Il murale di Edoardo Ettorre in via dell'Erpice 26 - L'arte non ha sbarre

Dentro al carcere un laboratorio di pittura per le detenute, tenuto una psicoterapeuta e da due artiste che dipingeranno due murales all'interno della sezione femminile di Reibibbia. Fuori dal carcere un grande murales che impreziosisce quella che era un'anonima parete grigio-cemento di un condominio di periferia. E ricorda un evento tragico del quartiere, nelle ultime settimane dell'occupazione nazifascista della Capitale. È il progetto "L'arte non ha sbarre", curato da Oriana Rizzuto e sostenuto dalla Regione Lazio, vincitore del Bando Vitamina G. L'obiettivo è sensibilizzare sulle difficoltà della condizione carceraria, ma soprattutto accompagnare la formazione dei giovani detenuti, in questo caso le ragazze della sezione femminile della casa circondariale romana. Riqualificando contemporaneamente una strada del quartiere che sorge sulla Tiburtina con un'opera di street art che parla di memoria storica e di violenza sulle donne.

La locandina del progetto

La locandina del progetto - L'arte non ha sbarre

Edoardo Ettorre è il giovane street artist, autore del murale esterno di quest'edizione, dedicato a Caterina Martinelli, che si è aggiudicato il Premio Rivelazione 2023 MArtelive, In pochi anni Ettorre ha collezionato numerosi riconoscimenti, realizzando svariati murales ed esposto in mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. L’opera è stata inaugurata ieri nei pressi del carcere, in via dell’Erpice 26 dal presidente del Municipio IV, Massimiliano Umberti. Inoltre, il campo da calcio situato davanti al murale sarà ristrutturato per restituire una parte del territorio alla comunità locale.

All'aperto, su un prato al sole. Il disegno di una detenuta

All'aperto, su un prato al sole. Il disegno di una detenuta - L'arte non ha sbarre

Caterina Martinelli partecipò alle manifestazioni insieme ai cittadini del quartiere contro lo stato di indigenza e fame in cui vivevano al Tiburtino III. L'occupazione tedesca seguita all'8 settembre 1943 aveva infatti ridotto letteralmente alla fame gran parte della popolazione romana. Il 2 maggio 1944, durante un assalto a un forno all’indomani delle manifestazioni del 1° maggio, un agente della PAI (Polizia Africa Italiana), intervenuta per sedare il tumulto, la uccise con una fucilata. Caterina, madre di sei figli, cadde sul selciato con sei sfilatini nella borsa della spesa e una pagnotta stretta al petto, mentre teneva in braccio la sua bambina ancora lattante. Morì sopra la figlia, che sopravvisse, ma con la spina dorsale lesionata. Il giorno seguente, sul marciapiede ancora insanguinato, un cartello ricordava la vittima: «Una madre affamata, mentre cercava di ottenere del pane per i suoi figli».

'Io e te lo stesso destino'. Il disegno di una detenuta

"Io e te lo stesso destino". Il disegno di una detenuta - L'arte non ha sbarre

All'interno del carcere, le attività didattiche sono state seguite dalla psicoterapeuta Valentina Iavasile e condotte dalle artiste Tiziana Rinaldi Giacometti e Chiara Anaclio. Le loro opere, con temi legati alla libertà, all’autodeterminazione e alla parità di genere, sono parte dei laboratori annuali con le donne recluse. I murales abbelliscono il corridoio che si trova tra le due sezioni "cellulare", qualla delle celle singole o doppie, e "camerotti", per più detentenute. Tiziana Rinaldi Giacometti ha raffigurato una donna di spalle che cammina verso il futuro, tenendo per mano la sua bambina, simboleggiando la libertà e la prospettiva di vita, mentre Chiara Anaclio ha rappresentato un giardino ideale, un segno di speranza per migliorare il percorso quotidiano delle detenute.

Assieme alla famiglia, davanti al mare. Il disegno di una detenuta

Assieme alla famiglia, davanti al mare. Il disegno di una detenuta - L'arte non ha sbarre

«Quest'anno, abbiamo voluto dedicare particolare attenzione al tema della donna - spiega la curatrice Oriana Rizzuto- unendo arte e impegno sociale. Attraverso laboratori creativi e la realizzazione di murales, le artiste Chiara Anaclio e Tiziana Rinaldi Giacometti hanno guidato le partecipanti in un percorso di scoperta e di espressione, affrontando temi cruciali come l'autodeterminazione, i diritti umani e la lotta contro la violenza. I murales che prenderanno forma all'interno di Rebibbia saranno un inno alla speranza e al futuro, rappresentando donne forti e determinate. Allo stesso tempo, l'opera di Edoardo Ettorre dedicata a Caterina Martinelli, simbolo di resistenza e sacrificio, ci ricorda l'importanza di tramandare alle nuove generazioni storie di coraggio e di lotta per la giustizia».

Il progetto è realizzato dall'associazione L'Arte non ha sbarre insieme ad Agnese Panzieri, con la collaborazione della Casa Circondariale di Rebibbia Femminile, prodotto da MArtesocial e fa parte dei progetti speciali della Biennale MArtelive, con la direzione artistica di Giuseppe Casa.











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