martedì 24 novembre 2009
Dopo le accese polemiche degli ultimi giorni il presidente del Senato e il vicepresidente del Csm si appellano alle parti in causa affinché si rassereni il clima ormai «troppo» teso.
COMMENTA E CONDIVIDI
«Dobbiamo tenere basso il livello dello scontro: eliminarlo è auspicabile, ma non sempre è possibile». Nicola Mancino, parlando alla platea formata dai capi degli uffici requirenti italiani, lancia il suo auspicio dopo le polemiche degli ultimi giorni sul tema giustizia, proprio mentre il testo di riforma approda in Senato. «C'è bisogno di dialogo - afferma il vicepresidente del Csm - qualcuno parla di confronto: perché si abbia c'è bisogno che qualcuno possa parlare e qualcuno ascolti. Il confronto - osserva il numero due di Palazzo dei Marescialli, alla presenza del guardasigilli Alfano - c'è solo se vi sono proposte precise».Mancino rassicura il ministro della Giustizia: «Valuteremo le proposte di riforma con animo sereno, sgombri da qualsiasi tentativo di strumentalizzazione in negativo. Siamo alla vigilia di decisioni preannunciate da parte del governo, in attesa di conoscere le riforme, il loro impatto sulla Costituzione e l'ordinamento». Il Paese, aggiunge Mancino «ha bisogno di percepire che chi ha il dovere di presentarsi davanti al corpo elettorale ha il diritto di proporre e di decidere senza minacciare o intimidire». Da parte del Csm, rileva Mancino «non c'è nessuno spirito di rivendicazione, siamo un organo di rango costituzionale che non dipende da nessuno, in un impianto costituzionale che vede al centro parlamento e governo».Schifani. Quasi contemporaneamente interviene anche Renato Schifani. Il presidente del Senato rilancia l'appello di Mancino. «Non entro nel merito di un provvedimento all'esame del Senato - afferma Schifani - ma il clima è teso, lo scontro accentuato. Rivolgo un appello alle parti in causa ad abbassare i toni, la conflittualità e ad assumere atteggiamenti responsabili per fare proposte costruttive». Questo perché, ha aggiunto il presidente del Senato, «toccare la giustizia significa toccare gli interessi dei cittadini, la loro sensibilità e il loro diritto ad aspirare ad una giustizia serena e pacata che non litiga al proprio interno ed esamina gli elementi di colpevolezza dei cittadini in un clima tranquillo e in un aula dove vi sia effettiva parità tra accusa e difesa».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: