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Ciro Pellegrino - Reuters
Il caso Paragon si riapre. Adesso c’è un altro elemento per sostenere che il software Graphite, di proprietà di Paragon solutions, fosse utilizzato per spiare giornalisti. Oltre al direttore di Fanpage Cancellato, c’è anche un altro cronista della testata telematica, Ciro Pellegrino, e un reporter europeo «importante» che ha scelto di rimanere anonimo. Lo afferma l’ultimo rapporto dei ricercatori di Citizen Lab, il gruppo di analisti dell’Università di Toronto che segue il caso da gennaio 2025, ovvero da quando è stata scoperta la prima “vittima” di Graphite. Il software viene inviato sotto forma di semplice file pdf ed è in grado di “infettare” i dispositivi elettronici, raccogliendo qualsiasi tipo di informazione senza che il proprietario se ne renda conto.
Il caso ora è incardinato ufficialmente anche a Bruxelles. La Commissione Europea, rispondendo a un’interrogazione presentata da M5s, Pd, Verdi e Sinistra, ha chiarito la sua posizione: «Qualsiasi tentativo di accedere illegalmente ai dati dei cittadini, compresi giornalisti e oppositori politici, se confermato, è inaccettabile», e ha fatto sapere che utilizzerà «tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire l'effettiva applicazione del diritto dell'Unione» sulla protezione dei dati. C’è l’ipotesi che lunedì il tema venga affrontato anche al Parlamento Ue nell’ambito di una sessione dedicata proprio allo spionaggio.
Ancora non si sa chi abbia autorizzato l’utilizzo dello spyware nei confronti dei due giornalisti. Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) ha escluso che i Servizi segreti italiani siano coinvolti nella vicenda. Adesso però, sono in molti a reclamare la riapertura del caso. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha chiesto che la questione venga sottoposta al Parlamento: «Ci rendiamo conto che è in ballo la tenuta istituzionale di questo Paese e la libertà di stampa? Meloni si è presa i pieni poteri e qui stanno tutti zitti», dice l’ex premier.
Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), ha criticato il fatto che la notizia dello spionaggio ai danni dei giornalisti sia stata data da un privato e non dalle autorità statali: «Tutto questo preoccupa rispetto alla tenuta democratica e la sicurezza nel nostro Paese, perché delle due l'una: o giornalisti sono stati spiati da apparati italiani (e questo è illegittimo) o sono stati spiati da Paesi esteri (e la nostra intelligence non è riuscita a impedirlo né a individuare da chi)». Sandro Ruotolo, europarlamentare del Pd, ha poi chiesto che il Copasir senta anche i rappresentanti istituzionali della categoria e non solo i due cronisti: «Chiediamo al Copasir di riaprire il caso. La verità va accertata - ha concluso - senza zone d’ombra».