I primi soccorsi alla bambina sopravvissuta da sola a un naufragio e approdata a Lampedusa - ANSA
Quella bambina sperduta e ritrovata, di appena undici anni, che è approdata a Lampedusa – così ha raccontato - al culmine dell’ennesima sciagura, ora sta bene. Ha detto di chiamarsi Yasmine. Ha ricevuto sorrisi e carezze come bagaglio necessario di conforto, una tuta per scaldarsi, un album per colorare e un mare di affetto, diverso dalle acque spaventose su cui ha rischiato la vita. La bimba è la superstite del naufragio di una barca in metallo, secondo quanto ha riferito lei stessa, originaria della Sierra Leone. Una storia estrema di dolore e migrazioni viene messa insieme dalle informazioni disponibili.
«L’abbiamo visitata, le condizioni generali si presentavano buone – racconta il dottore Francesco D’Arca, responsabile del poliambulatorio di Lampedusa –. L’abbiamo rivestita con una tuta delle nostre dotazioni. Dopo i controlli è stata dimessa e trasferita all’hotspot. Quando l’ho vista io era serena, parla inglese e arabo e ha detto di avere viaggiato con il fratello che risulterebbe disperso, mentre il papà sarebbe rimasto in Tunisia».
La bambina ha raccontato del momento in cui sono finiti tutti in mare. C’erano due ragazzi con lei, ma la furia delle onde li ha allontanati. Un inferno di paura e morte.
«Sono andata a trovarla al poliambulatorio – dice Francesca Saccomandi, volontaria di Mediterranean Hope -. Le ho lasciato un piccolo kit che doniamo ai bambini che giungono sull'isola: uno zainetto di tela con all'interno un album da colorare e dei colori. Lei mi ha ringraziato. Poi ci siamo salutate e mi ha detto che avrebbe riposato, era un po’ stanca». «È stato un miracolo l'aver sentito la voce della bambina, in alto mare, e col motore della nostra imbarcazione acceso», questa la versione dei fatti dello skipper del veliero ong, Matthias Wiedenlübbert.
«Tutto è successo di notte, per questo non abbiamo notizie molto precise – dice don Carmelo Rizzo, parroco di Lampedusa -. Naufragi ce ne sono stati tanti. Non possiamo chiudere gli occhi e restare indifferenti. Le migrazioni invernali sono molto rischiose. C’è chi annega, c’è chi muore per ipotermia. Ci sono stati meno sbarchi, è vero, ma non vorrei che fossero aumentati gli eventi luttuosi e magari non lo sapremo mai. Le persone tentano l’avventura su barchini in lamiera, assolutamente inadatti alla traversata, pericolosissimi. I pescatori di qui li chiamano le ‘bare naviganti’ e non c’è bisogno di spiegare perché».
Nella zona del salvataggio, in acque Sar italiane, sono state inviate motovedette per cercare eventuali dispersi e tracce dell'affondamento.
La Procura di Agrigento aprirà una indagine per naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. I pm, coordinati dal procuratore Giovanni Di Leo riceveranno nelle prossime ore una relazione della Capitaneria di Porto.
La piccola in settimana dovrebbe lasciare Lampedusa per essere accudita al meglio. Il suo viaggio della speranza è finito sotto una coperta termica, sulla terraferma. Con una tuta, un album e i colori. Il giallo vivace, anche a dicembre, del sole siciliano di Lampedusa, il rosso generoso del cuore di chi accoglie, l’azzurro limpido per disegnare un mare senza dolore.