sabato 1 luglio 2017
La proposta della segretaria della Cisl che ha aderito alla campagna della Comunità Papa Giovanni XXIII: «Adotteremo e formeremo alcune di queste donne». Ramonda: «Battaglia di civiltà»
Prostituzione, Furlan insiste: lavoro per le vittime della tratta
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Una legge per punire i clienti come corresponsabili dello sfruttamento della prostituzione e del racket della tratta: questa la priorità e l’obiettivo verso cui tende la raccolta firme annunciata ieri da Annamaria Furlan ad Avvenire. Un tema che la segretaria generale della Cisl ha rilanciato dal palco del XVIII congresso confederale del sindacato, a Roma, presentando la campagna 'Questo è il mio corpo' promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Un’iniziativa cui la Cisl ha aderito con una propria piattaforma contro lo sfruttamento e la violenza sulle donne.

Ma, soprattutto, l’occasione giusta per proporre un ulteriore, decisivo intervento a favore delle vittime della tratta, in linea con la mission sindacale della confederazione: lo sbocco nel mondo del lavoro. «Vogliamo prenderci in carico – ha detto Furlan – la persona e i percorsi di queste donne. Abbiamo tanta voglia di toglierle dall’inferno. La Cisl intende mettere a disposizione le proprie strutture per adottare alcune di queste sfortunate e inserirle in un percorso di accompagnamento al lavoro, affinché possano iniziare questa risalita così meravigliosa. Questo è un modo concreto di fare il nostro mestiere». Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità, ha commentato con entusiasmo l’adesione della Cisl e la mobilitazione della Furlan in favore di una nuova legge anti-prostituzione: «Ci voleva un segretario donna, col suo genio femminile per comprendere l’importanza di una battaglia di civiltà, etica e morale, che coinvolge la società nel suo intero - ha dichiarato -. Non esiste una violenza di serie A o di serie B, la violenza che subiscono le donne che si prostituiscono è violenza di genere».

Obbiettivo comune resta quello di approvare al più presto una legge che superi la Merlin, riportando all’attenzione della politica le due proposte presentate da tempo in Parlamento. La prima, quella del deputato Gian Luigi Gigli, è stata depositata già nel luglio del 2014, ma non è mai stata calendarizzata pur essendo auspicata, adesso, anche da parte del Pd. L’altra porta la firma di Caterina Bini e risale allo scorso anno. Ieri la deputata dem ha nuovamente rivendicato il suo impegno nella lotta per la riduzione della domanda, vero motore del business del sesso a pagamento: «Quello della prostituzione è un problema che dobbiamo affrontare e per il quale siamo pronti a combattere».

Bini ricorda poi come la Svezia, la Norvegia e la Francia abbiano già applicato una normativa «che mira a punire il cliente, partendo dal presupposto che la donna non è libera di scegliere». Senza contare l’approvazione da parte del Parlamento europeo (risalente a due anni fa) di una risoluzione che impegna gli Stati membri ad adottare lo stesso modello. L’iniziativa ha incassato anche l’endorsementdel sottosegretario Maria Elena Boschi, ospite ieri del sindacato: «Non basta l’impegno legislativo, ma serve anche quello del sindacato. Per questo è fondamentale la dimensione del lavoro e delle politiche per facilitare il reinserimento».

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