venerdì 30 giugno 2017
La Cisl raccoglie le firme dei lavoratori per sostenere la proposta di legge in Parlamento. «Chi va con una prostituta deve pagare come chi la sfrutta»
«Prostituzione, serve una legge per punire i clienti»
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«Tante volte mi viene voglia di gridare basta. Basta violenze. Basta discriminazioni. Basta sfruttamento. La missione di un sindacato è anche questa. Come ci ha chiesto l’altro ieri papa Francesco, è stare vicini agli ultimi, alle persone più deboli, più vulnerabili. È prenderle per mano e battersi al loro fianco. Basta donne sfruttate, violentate, picchiate: sono sicuramente la periferia a cui dobbiamo guardare con impegno e intensità». Anna Maria Furlan parla sottovoce, continuando a tenere gli occhi fissi sui dati che si accavallano in uno studio della 'Papa Giovanni XXIII', l’associazione fondata da don Oreste Benzi (e ora guidata da don Aldo Buonaiuto) da sempre in prima linea nella lotta alla prostituzione. Centomila donne costrette a vendere il loro corpo. Il 65 per cento lo fa per strada. Il 37 per cento ha tra i 13 e 17 anni. La segretaria della Cisl legge e scuote la testa. «Mi ha sempre fatto male vedere queste ragazzine schiavizzate. Una piaga della società di fronte alla quale troppo spesso ci si volta dall’altra parte. Si fa finta di nulla. Come è possibile non provare indignazione? Come è possibile tutta questa indifferenza?». Per qualche istante Furlan resta silenziosa. Pensa alle strade della sua Genova. A quelle di Roma. Alle ragazzine con i sorrisi maliziosi dietro i quali si apre una voragine di tristezza. Pensa al dramma della prostituzione e a una «società troppo spesso indifferente, a istituzioni distratte, a una politica svogliata ». Pensa e, senza cambiare tono di voce, lancia la sfida sua e del sindacato che guida: «Serve una legge che punisca i clienti. Serve fermare la domanda: chi va con una prostituta deve pagare come chi la sfrutta». Furlan prova ad allontanare l’emozione allargando la riflessione al congresso della Cisl. Ma il tema scelto ci tiene inchiodati al dramma delle donne sfruttate: Per la persona, per il lavoro. «C’è molto papa Francesco in queste sei parole », ripete Furlan che poi cita a memoria Bergoglio: «Sfruttare la persona è un crimine, sfruttare una donna lo è ancora di più. Significa distruggere l’armonia ».

Donne costrette a prostituirsi. Donne vittime di violenze. Lo sfruttamento ha tanti volti.

Tutti terribilmente amari. Così diversi e così drammatici. Penso sempre alle braccianti della Puglia. Alle prepotenze dei 'caporali'. Alle vite di queste donne insultate, maltrattate, costrette a lavorare anche venti ore di fila... Che Paese è questo dove la dignità della donna può essere calpestata in maniera così scellerata? Tante, troppe, ingiustizie. C’è un mondo femminile ancora discriminato in troppi luoghi luoghi di lavoro dove ancora si fatica ad accettare che una donna possa avere le stesse possibilità di un uomo di fare carriera e di guadagnare.

Tutti gli studi confermano quello che dice, ma...

Ma c’è un Paese sordo, una politica sorda, una società sorda. E le donne sempre penalizzate. Opportunità per le donne? Una classifica ci relega al centoundicesimo posto su 145 Paesi. I dati tante volte pesano più delle parole. L’occupazione delle donne è al 48,5 contro il 66,9 degli uomini. Le pare normale? No, non è normale. L’Italia cerca di rialzare la testa e invece una partecipazione femminile al lavoro così bassa ostacola lo sviluppo socio economico. Soluzioni? Proviamo a ripristinare forme di sgravi fiscali o incentivi all’assunzione di donne giovani. Concentriamo l’attenzione sulle under 35 e sulle neo mamme. Qualcosa si può, anzi si deve fare. Per le donne italiane e per quelle immigrate. Promuoviamo momenti di orientamento e di formazione: possono agevolare l’ingresso nel mercato del lavoro e contrastare le troppe forme di discriminazione.

Oggi al congresso ci sarà anche Lucia Annibali...

Tutti conoscono la storia di questa avvocatessa di Pesaro sfregiata quattro anni fa con l’acido dal suo ex. Una storia terribile, ma un epilogo carico di speranza. Lucia è qui al nostro congresso. Con la sua forza. E con una testimonianza che è sempre nella mia testa: 'Alle donne voglio dire voletevi bene, tanto, tantissimo bene. Credete in voi stesse e sappiate che ogni atto di violenza subita non dipende mai da voi che amate l’uomo sbagliato, ma da lui che lo commette'. Penso spesso a quelle parole. Penso che siano una 'lezione' di coraggio e di speranza.

C’è Lucia e ci sono anche le giovani prostitute strappate alla strada dalla 'Giovanni XXIII'.

C’è una violenza che scuote la società e che inchioda il Parlamento alle proprie responsabilità: la lotta al femminicidio ha dato risultati. Ma c’è una violenza 'silenziosa' e ugualmente terribile: lo sfruttamento di giovani corpi. L’uomo che tira l’acido sul volto di Lucia e quello che costringe una ragazzina a prostituirsi non sono diversi.

Quale sarà la battaglia della Cisl?

C’è in Parlamento una proposta di legge che parla chiaro: punire i clienti per fermare la prostituzione. La Cisl è pronta. Raccoglieremo firme in ogni posto di lavoro per sostenerla. Per darle forza. Chi va con una prostituta si rende complice di un crimine e voglio una Cisl capace di ribellarsi, di alzare la voce, di lanciare una sfida a viso aperto, di gridare 'basta ipocrisia e basta indifferenza'. È una scelta pensata, fortemente pensata. Non c’è un calcolo, c’è solo l’amore per la persona.

Crede che l’idea di punire chi va con una prostituta farà discutere?

Ci ho pensato e mi sono detta 'avanti, è una battaglia giusta'. È commovente il lavoro della 'Giovanni XXIII': non si può fare finta di nulla quando esseri umani vengono trattati come merce. Comprati e venduti. Utilizzati come manodopera o sfruttati sessualmente. Voglio una sollevazione della Cisl. Voglio un sostegno forte e contagioso a una campagna per cambiare la legge.

Cambiare?

Non mi convince l’idea che ci possa essere la libertà sessuale di chi va con le prostitute. È una “libertà” esercitata nei confronti di una persona che non è libera e non ha scelta. Ho visto quelle ragazze. Le ho ascoltate guardandole negli occhi: ragazzine strappate ai loro Paesi, piccole incapaci di difendersi. Non credo a una prostituzione libera. Credo a una catena di sopraffazioni che va spezzata. È la domanda che fa il mercato, che dà impulso alla tratta e allo sfruttamento. È la domanda che alimenta la schiavitù.

Funzionerà?

In tanti Paesi del Nord Europa dove è stata introdotta una legge che punisce il cliente c’è stata una bella rivoluzione. In Svezia il numero di persone che si prostituiscono è diminuito del 65 per cento, in Norvegia del 60. E parallelamente si è anche modificata l’opinione pubblica: prima era a favore della criminalizzazione del cliente il 30 per cento della popolazione, oggi il 70. Ecco perché dico 'è ora di farlo'. Insieme a tutte le forze sane del Paese. Insieme a chi, con noi, dice basta ipocrisia.

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