lunedì 19 gennaio 2009
Il più antico dei teatri lirici mondiali rinnova il suo splendore grazie ai fondi europei. Oltre al restauro anche innovazioni acustiche e tecnologiche. A una settimana dall'inaugurazione, l'ente napoletano si mostra in anteprima.
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Il rilancio del Teatro San Carlo comincia dal look. Ma anche dalla sostanza musicale. Una sala che torna agli antichi splendori si accinge (domenica prossima l’apertura di stagione) ad accogliere le atmosfere di una perla del Novecento operistico, il Peter Grimes di Britten. Come dire vecchie e nuove magie. Sembra quasi una scelta studiata, e magari un po’ provocatoria a giudizio di chi avrebbe voluto accostare il restauro a un’opera del grande repertorio classico-romantico, e invece non è che la conferma di una programmazione decisa in precedenza. Splendori storicamente documentati se si considera che il San Carlo e ufficialmente il più antico dei grandi teatri lirici. In tutto il mondo. Adesso rischia di diventare anche il più moderno, almeno da una punto di vista tecnologico. In attesa di sistemare il palcoscenico (accadrà la prossima estate) che potrà avvalersi di un sistema in grado di regolarne l’inclinazione e disporrà di nuovi ponti mobili che consentiranno una sorta di flusso delle scenografie, si può subito contare, oltre che sugli interventi conservativi della struttura e degli arredi, su una serie di innovazioni ambientali, visive, acustiche che fanno parte dell’impiantistica (come si dice) di ultima generazione. È l’altra faccia, imprevedibilmente positiva, dei ritardi che in quanto tali generalmente non sono certo positivi. Ad esempio (come ci spiega l’ignegner e Domenico Trisciuoglio che cura l’aspetto tecnologico del restauro cosi come l’architetto Elisabetta Fabbri sovrintende quello architettonico-artistico) fino a quattro mesi fa il San Carlo non aveva ancora l’aria condizionata; e adesso può disporne in maniera ottimale, superando clamorosamente altri grandi teatri che ne erano dotati da tempo, ma dunque a livelli in qualche caso superati, cioè imperfetti, un po’ rumorosi e via dicendo.A proposito di ritardi, c’è da ricordare che il restauro attuale è il primo importante che viene eseguito negli ultimi due secoli di vita del San Carlo. Il precedente risale addirittura al 1816 quando andò a fuoco il teatro che qualche anno prima Antonio Nicolini aveva rifatto sulla struttura originaria realizzata nel 1737 da Medrano e Carasale. Lo stesso Nicolini diresse il restauro e da allora non sono stati compiuti che interventi di scarsa importanza. Questo così impegnativo, deciso all’inizio dello scorso anno dal commissario Salvatore Nastasi, è nato decisamente sotto una buona stella. Da un punto di vista finanziario lo ha reso possibile l’impiego, attraverso la regione, di 50 milioni di fondi europei. E sempre in fatto di bilancio, il commissario informa che nel frattempo sono stati messi a posto i conti: pareggio per il 2008 e il 2009 e sigla di un accordo che dilaziona senza sanzioni il debito di 16 milioni con l’Empals (una delle cause del commissariamento del teatro).Mentre sul palcoscenico è schierato il coro per provare uno dei momenti più significativi dell’opera di Britten che andrà in scena tra una settimana, al centro della sala già tirata a lucido, Nastasi ci riassume sottovoce i termini del restauro, e spiega «che è stato diviso in tre fasi per assicurare la continuità della normale programmazione: in estate e in autunno si lavora, in inverno e a primavera si rappresenta. Così fino al 2010». Poi, per quanto è già stato fatto il commissario esterna la propria soddisfazione: ci mostra le poltrone nuove, i lampadari ripuliti con grande rispetto e solo più luminosi di prima, ci indica il palco reale, gli stucchi, i tendaggi, gli specchi; poi alza lo sguardo al cielo e quasi in contemplazione parla della volta dipinta dal Cammarano. Rischiava brutto a causa dell’umidità (che ora non esiste più), ma è stata restaurata perfettamente.Rimesso a nuovo anche il foyer. Anzi se ne è inventato un secondo che è una delle grandi novità di questo restauro. Il nuovo foyer che è anche un "ridotto" del teatro, posto al di sotto della sala e ne ripropone, in scala ridotta, il profilo ellittico. Pur trovandosi a livello stradale, è stato letteramente scavato nel terrapieno su cui poggia il teatro. È lambito da quella che anticamente era la galleria delle carrozze con cui gli spettatori (ad eccezione dei reali che erano praticamente in casa) si recavano alle rappresentazioni, e adesso sarà impreziosita da quadri, vetrine e sculture.
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