sabato 17 giugno 2023
Intervista al pilota pugliese dopo il successo storico con la Ferrari 499P: «Dopo l’Alfa Romeo in F1 tanti alti e bassi, adesso un’emozione unica. Ma la più grande rimane l’incontro col Papa»
Antonio Maria Giovinazzi, 29 anni, vincitore della 24 Ore di Le Mans 2023 con la Ferrari. E terzo pilota della Rossa in Formula 1

Antonio Maria Giovinazzi, 29 anni, vincitore della 24 Ore di Le Mans 2023 con la Ferrari. E terzo pilota della Rossa in Formula 1 - Ansa

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Nemmeno il tempo di festeggiare un evento storico, come la vittoria alla 24 ore di Le Mans al volante della Ferrari 499P, dopo 58 anni di assenza, che Antonio Giovinazzi è tornato al “lavoro” al simulatore della Ferrari per preparare il prossimo GP del Canada, che si corre domenica 18 giugno sul circuito cittadino di Montreal. Da terzo pilota della rossa di F1, Antonio si divide fra l’impegno nel circus come pilota di riserva della Ferrari F1, al mondiale WEC, il campionato di durata, che domenica scorsa lo ha visto cogliere un successo storico insieme ad Alessandro Pier Guidi e James Calado, i due compagni di avventura al volante della Ferrari 499P vincitrice della 24 ore di Le Mans.

Un evento storico che ha lanciato il pilota pugliese al vertice dell’attenzione mondiale. «Incredibile davvero – attacca ancora emozionato – è stata una fantastica avventura. Se ripenso a luglio dell’anno scorso, quando abbiamo cominciato i collaudi e alla vittoria ottenuta alla prima partecipazione a Le Mans, mi sembra ancora incredibile». Un entusiasmo che ha contagiato perfino John Elkann, il presidente Ferrari, che difficilmente esce allo scoperto quando si tratta di sport e che stavolta ha commentato felice: «La vittoria che Antonello Coletta, Amato Ferrari, Ferdinando Cannizzo e tutta la squadra Ferrari, dai meccanici ai piloti, hanno conquistato in condizioni difficili - per la stessa durata della gara, per il meteo incerto e per i nostri avversari fortissimi - deve essere di esempio per tutti noi. L’emozione che hanno regalato ai nostri tifosi in una giornata storica lega passato, presente e futuro e ci ricorda l’importanza di avere il coraggio e l’umiltà di migliorare sempre».

Le Mans, teatro di storie belle e terribili, successi epici e racconti da set di film sullo sport del motore…

«In effetti, se ci ripenso, mi sembra proprio un film, il film della mia vita. Nel 2021 lasciavo la F1, dopo tre anni incredibili con Alfa Romeo, cui devo molto e l’ingresso nel circus, a quando poi Antonello Coletta, responsabile del programma Ferrari GT, mi ha voluto a bordo di questa avventura incredibile. Alti e bassi, emozioni incredibili, un saliscendi della mia vita fatta di delusioni e di soddisfazioni uniche. Davvero, potrei dire la mia vita è come un film…».

La sceneggiatura è del destino e di quegli incastri che consentono di raccontare grandi storie. Quando in F1 la sua carriera era in fase di uscita, per Antonio il mondo sembrava crollargli addosso. Emblematica l’immagine nel box del GP del Brasile, in cui la squadra da un lato e lui, da solo, dall’altro.

Poco meno di 20 mesi dopo i fari della ribalta puntati addosso, una vittoria con la Ferrari che entra nella storia e un futuro ancora da scrivere...

Siamo partiti con ambizioni, sapevamo di aver un buon potenziale, ma a Le Mans, che è la gara delle gare in assoluto, tutto ha girato alla perfezione. Abbiamo vinto e capito che possiamo puntare oltre, al campionato mondiale WEC con la 499P, frutto del lavoro di squadra in cui meccanici, tecnici, piloti, addetti stampa, formano una grande famiglia, un senso di unità e partecipazione che non avevo mai trovato prima.

Da terzo pilota Ferrari potrebbe capitare di sostituire uno dei due titolari, Sainz e Leclerc, per questo Giovinazzi è presente ai box anche a Montreal...

Sì, è una ipotesi, ma la certezza è che la precedenza va al WEC e al mondiale in corso, per cui volendo pensare al mio futuro, lo vedo per la lotta al titolo iridato, sarebbe un altro risultato fantastico dopo Le Mans.

In F1 si corre da soli, così come nelle categorie minori di monoposto, nel WEC si deve dividere la macchina con altri piloti: cosa cambia e come cambia l’approccio mentale?

Intanto devo dire che Alessandro Pier Guidi e James Calado, avendo più esperienza di me, sono stati fantastici nel darmi tutto il supporto e le informazioni che mi servivano. Poi, quando guidi, sai che la macchina la devi consegnare agli altri in condizioni perfette e quindi esiste un rispetto per l’auto e per i colleghi. E questo è reciproco. Fa parte di quello che dicevo prima: sentirsi parte di un gruppo, di una famiglia, in cui condividere ogni momento. Una sensazione unica che non riesco a spiegare. In F1 esiste la squadra, ma al volante sei da solo, qui esiste la squadra anche nell’abitacolo: è una differenza enorme.

Svelato il segreto del successo Ferrari a Le Mans, ci sono però stati attimi di tensione sul finire…

Quando al rifornimento si è spenta la macchina di Pier Guidi, ho temuto la grande beffa. Eravamo davanti e mancavano 28 minuti alla fine. Sarebbe stata una beffa incredibile. Invece dal muretto dei box, con una calma e una lucidità incredibile, l’ingegnere ha dato ad Alessandro le indicazioni per riaccendere la vettura. Cosa che è riuscita. Dopo 23 ore e mezza essere ancora lucidi e calmi, è il sintomo di un lavoro di gruppo in cui si fa affidamento su tutti quanti. Poi gli ultimi giri, anche se al volante non c’ero io, ho vissuto curva dopo curva con lo stesso batticuore. La bandiera a scacchi ha liberato le emozioni, ho rivisto il film della mia vita, le delusioni, le amarezze, i sacrifici dei miei genitori, il supporto della Ferrari e di Antonello che hanno creduto in me: lì sono venute le lacrime, non mi sono trattenuto e ho liberato le emozioni.

Col mondiale WEC nel mirino e la gara di Monza del prossimo 9 luglio in programma “venite a fare il tifo per noi, vi prego” chiede Antonio, c’è un ultimo capitolo. Aveva regalato al Santo Padre un casco in una visita privata. Adesso cosa vorrebbe fare?

Intanto mi auguro di avere ancora la possibilità di incontrarlo e dedicargli qualcosa in più del mio casco. Per me è stata una emozione maggiore che vincere Le Mans, senza dubbio. Mi auguro davvero di poterlo fare in futuro e dirgli soltanto: grazie, grazie, grazie.


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