giovedì 1 gennaio 2009
COMMENTA E CONDIVIDI
Galileo Galilei viene ricordato quasi esclusivamente per aver intuito che la Terra gira attorno al Sole e, anche se non aveva prove sufficienti da addurre a sostegno, il suo nome resta giustamente legato alla tesi eliocentrista. Ma il posto da lui occupato nella storia della conoscenza umana è anche frutto di altri  due grandi meriti. «Galileo è stato il primo uomo  ad aprire  un finestra sul cosmo,  realizzando nel 1609, cioè 400 anni fa, il telescopio  a venti ingrandimenti. Con le sue osservazioni astronomiche ha fatto sei fondamentali scoperte. Inoltre, formulando la legge sulla caduta dei gravi, ha preparato la strada a Isaac Newton e alla legge sulla gravitazione universale» spiega il professor William Shea, titolare della Cattedra Galileiana di Padova. Sarebbe bastata una soltanto di queste imprese scientifiche ad assicurargli fama imperitura. L’Anno di Galileo che si celebra nel 2009 dovrebbe essere l’occasione per richiamare l’attenzione sulle molteplici attività di questo genio che fu astronomo, fisico, scrittore. E anche pittore. Da giovane studiò quest’arte a Firenze; per tutta la vita la ritenne la sua vocazione  principale (ed era molto apprezzato dagli artisti) eppure non si è trovato un solo quadro dipinto da lui. Ma la sua mano è confermata dai perfetti disegni della Luna».Professore, come arrivò Galileo a costruire il più potente telescopio di quei tempi?«Nel luglio 1609, da Padova (dove insegnava matematica da quasi 18 anni) si reca a Venezia e da viaggiatori provenienti dall’Olanda e dalla Francia sente parlare di uno strumento ottico capace di ingrandire la visione di tre-quattro volte. In Italia se ne era già visto qualcuno nell’ultimo decennio del ’500; a Roma anche i Gesuiti si erano cimentati in questo campo. Ma  tutti questi strumenti erano francamente dei "giocattoli"; non potevano servire per rivoluzionarie scoperte astronomiche. Galileo ha il colpo di genio: va a Murano, dove si producono le migliori lenti del mondo (la Serenissima ne esportava in Oriente cinquemila all’anno). Lì compra una lente convergente convessa e una lente  divergente concava. E riesce a costruire un telescopio che ingrandisce di otto-nove volte, e poi fino a 20 volte».Uno strumento scientifico ma anche un mezzo per scoprire, non visti, i preparativi del nemico.«Infatti il 22 agosto 1609 lo fece portare sul campanile di San Marco e dimostrò a 8 senatori che con il suo telescopio si scorgeva la bandiera sulle navi in arrivo, due ore prima che si potesse vederla a occhio nudo. Il vantaggio militare era evidente. Il 25 agosto, con una lettera autografa che abbiamo in archivio, dichiara di regalare lo strumento alla Repubblica di Venezia. Ma quando nel 1610 parte alla volta di Firenze porta con sé il telescopio da 20 ingrandimenti».Quali scoperte fa Galileo con il suo straordinario strumento?«Prima di tutto trova le montagne e i crateri della Luna, poi annuncia che il numero effettivo delle stelle è almeno venti volte superiore al numero di quelle  che riusciamo a vedere. Terza scoperta: le nebulose; la Via Lattea è un conglomerato di stelline. Quarta: Giove ha quattro satelliti. Quinta: Venere gira attorno al Sole e ha delle fasi che assomigliano a quelle della Luna, che gira attorno alla Terra. Sesta: la faccia del Sole presenta delle macchie. Poi avanza la congettura che Saturno abbia dei satelliti (si tratta invece dei tre anelli, indistinguibili con il suo telescopio). Su sette ipotesi astronomiche da lui affacciate, sei vengono confermate dalle osservazioni successive; e questo è  un successo eccezionale. Si aggiunga che l’osservazione della Luna lo porta a un’altra decisiva conclusione. Prima di Galileo si pensava che la Luna fosse fatta di una materia diversa da quella della Terra. Lui  svela che invece la Luna è molto simile  alla Terra e che le leggi terrestri si possono applicare  alla Luna e a tutto il cosmo. Compresa la legge sulla caduta dei gravi».Quella che  fece dire apertamente a Newton che, senza gli studi di Galileo, lui non sarebbe giunto alla legge sulla  gravitazione universale (in base alla quale noi siamo ancorati alla Terra, i satelliti ai pianeti  e i pianeti al Sole).«Galileo ha scoperto che i corpi cadono tutti alla stessa velocità, qualunque sia il loro peso. E non solo. Ha accertato l’indipendenza dei moti orizzontali e perpendicolari. Facciamo un esempio, che è anche divertente. Ci troviamo su un treno dell’Alta Velocità,  diretto da Milano a Bologna, ancora fermo in stazione. Cerco il biglietto da mostrare al controllore e mi cadono le chiavi sul pavimento. Cadono perpendicolarmente. Le raccolgo, e le rimetto in tasca. Il treno parte e in breve  raggiunge i 300 km orari. Squilla il cellulare, lo prendo e mi cadono di nuovo le chiavi sul pavimento del treno. Cadranno diversamente dalla prima volta? No, cadono di nuovo perpendicolarmente e alla stessa velocità, qualunque sia la velocità del treno».E se qualcuno, dal di fuori, vedesse cadere le chiavi mentre il treno vola a 300, la linea tracciata non sarebbe una retta ma una parabola.«È così. Se si lancia una freccia o un missile, la linea tracciata è sempre una parabola, a qualunque velocità siano scagliate. Naturalmente il contrasto con le autorità religiose sulla tesi eliocentrica (giusta ma allora non dimostrabile) diventa, nei quattro secoli successivi, il principale motivo che attira interesse su Galileo. Il suo dramma è l’impossibilità di provare scientificamente la propria tesi, illustrata nel Sidereus Nuncius del 1610, una volta diventato "matematico e filosofo primario" del Granducato di Toscana. L’unica dimostrazione che lui fornisce poggia sulle maree. A suo giudizio, sarebbero dovute alla combinazione di due movimenti della Terra: la rotazione su se stessa  e la rivoluzione attorno al Sole. L’idea era interessante ma  non reggeva (le maree sono prodotte dall’attrazione  gravitazionale della Luna) e non fu appoggiata dai suoi contemporanei».Nel 2009 si farà luce anche sull’uomo Galileo?«Personalità poliedrica. Voleva diventare pittore, ma il padre gli disse: a stento arriviamo a sfamarci, trovati un posto da matematico stipendiato, visto che t’intendi di numeri. Ebbe stretti legami di amicizia con i pittori del tempo, aiutò Artemisia Gentileschi a vendere quadri, quando lei era in difficoltà. Galileo non era fervente nella sua religiosità (anche se si recò almeno due volte in pellegrinaggio a Loreto) ma traeva immenso sollievo dalla genuina spiritualità della figlia Virginia, monaca clarissa con il nome di suor Maria Celeste, che dal convento gli scriveva splendide lettere e gli stirava la biancheria».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: