domenica 25 gennaio 2009
Migliaia di studenti che in silenzio ascoltano il Signor G. Non è un sogno, ma il più bel regalo che Giorgio avrebbe voluto per il suo compleanno. E che si ripete più volte al mese.
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Oggi Giorgio Gaber avrebbe compiuto 70 anni. A sei anni dalla scomparsa dell’artista, la Fondazione a lui intitolata lancia il nuovo sito internet www. giorgiogaber. it « completamente riprogettato anche nei contenuti » . Al settantesimo compleanno del Signor G., saranno dedicate anche le edizioni del Festival di Viareggio e « Milano per Gaber » . Da anni la Fondazione per diffondere il pensiero e l’arte di Gaber ha anche organizzato una serie di incontri in numerose scuole. A guidarli è il nostro collaboratore Andrea Pedrinelli, al quale abbiamo chiesto quanto e cosa del pensiero di un settantenne come Gaber riesce ad arrivare agli adolescenti d’oggi. Prima chiacchiericcio, poi silenzio. Duecento, trecento, cinquecento ragazzi che non riescono a staccare lo sguardo da uno schermo su cui parla e canta un signore che oggi avrebbe settant’anni e potrebbe essere loro nonno. E dopo un’ora di parole e canzoni bisognerebbe proprio vederli, gli occhi di quei ragazzi. I nostri ragazzi. Quelli sempre in gruppo a ridere sguaiati, quelli che incontriamo sotto il portone di casa e salutano appena. Dopo aver conosciuto Gaber, quegli occhi sono diversi. Carichi di entusiasmo. Pieni di domande. Commossi. Pronti ad informarsi persino sui dischi del Signor G. I dischi, sissignori, che di solito cercano gratis su Internet. E’ possibile tutto ciò? È un fatto. È il bilancio di cinque anni di lezioni- spettacolo su Giorgio Gaber nelle scuole. Con cinquanta scuole toccate dalle medie alle università, novemila ragazzi dai dieci ai venticinque anni coinvolti, professori che tormentano l’organizzatrice per ripetere l’esperienza, genitori che la chiedono per l’istituto degli altri figli. E ragazzi che a Jesi, Piacenza, Genova, Como, Milano, in Maremma, dopo aver visto un’ora di Gaber ne chiedono ancora. In una scuola media ne hanno chiesto tanto che il lavoro è durato il doppio. In un classico di Milano, durante una cogestione, chiamandosi con gli sms sono arrivati da Gaber abbandonando altre attività e riempiendo a tal punto l’aula magna - in un silenzio attentissimo- che il preside ha dovuto stopparne molti. Per evitare problemi con l’agibilità. E poi ecco la prof che dice: « Lo stimolo a pensare offerto da Gaber ci ha aiutato su varie parti del programma » . E un’altra che fa: « Ottima l’idea di fargli sentire il coraggio di Gaber di cantare dolore e morte. Non li ho mai visti tanto attenti, non ci avevano mai pensato sul serio » . E poi ancora i ragazzi, i loro temi, questionari, tesine, articoli. Giulio, terza media: « Era un mito: rinunciò a soldi per denunciare fatti!!! » . Da un questionario di un liceo classico: « Non avevo mai pensato all’amore in quel modo » ( « Come quando respiro', da ' Quando sarò capace d’amare', nda). Michela, terza media: ' Ascoltando la canzone sulla morte (' Gildo', nda) ho pensato a mio nonno: trovando incoraggiamento e speranza'. Dal giornalino ' L’Acuto' di Piacenza: ' Aveva un ideale di uomo libero consapevole della sua identità, con cui sopravvivere alle difficoltà della vita'. Nicolò, liceo scientifico: ' Due ore di attualità e io che lo ascoltavo rapito'. Rapito, già. Forse i ragazzi di oggi non sono come a volte li dipingono: e del resto molti educatori lo sanno bene. Forse a volte hanno solo bisogno di un modo un po’ diverso per sbloccare qualcosa che hanno dentro. Gaber a teatro costringeva a pensare, a motivare ogni opinione, gridando la propria. E quando è partito il viaggio della lezione- spettacolo in fondo si voleva solo testimoniare questo. Il laico Gaber che senza ergersi a predicatore cercava i valori dell’uomo denunciandone i compromessi. Ma nel testimoniarlo ci si è imbattuti in un Gaber che parla anche oggi. Sempre senza la pretesa ( né sua né del lavoro) di sostituirsi a ben altre dimensioni dell’educazione. Ma ancora con la capacità di essere un’opportunità in più per spronare i ragazzi a riflettere sui valori: coinvolgendoli con quel suo linguaggio - di ironia e canzoni­tanto vicino a loro. Loro che a volte ci fanno paura, da come ci paiono spenti. E poi entrano in massa in un’aula magna sbuffando, dei pazzi gli raccontano, recitano, proiettano Gaber, ed alla fine sono costretti a cercare un riparo alle loro emozioni. Ma non serve: i loro occhi le gridano.
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