venerdì 16 gennaio 2009
Con i nuovi occhialini e la tecnologia digitale ogni scena acquista un fascino incredibile. E i ragazzini corrono in massa nelle sale.
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Il futuro del cinema sarà in 3D. Ne sono convinti alcuni talenti di Hol­lywood: da Tim Burton a Steven Spielberg. Il cinema tridimensionale suscitò un forte interesse già diversi anni fa. Chi sfoglia vecchie riviste tro­verà immagini del pubblico che, mu­nito di occhiali di cartone, fissa lo schermo. All’ingresso delle sale (an­cora non moltissime) che si sono at­trezzate alla rinascente tecnologia e che proiettano da oggi Viaggio al cen­tro della Terra, consegnano degli oc­chiali in celluloide che consentono di vedere uomini e ambienti come gli spettatori fossero finiti in un circo e­questre all’americana. Il sistema in 3D rende affascinanti i film avventurosi, specie se proietta­no attori in abiti moderni in territori insoliti, lontanissimi, che scrittori co­me l’ottocentesco Giulio Verne ama­vano immaginare, luoghi fantastici dove ancora esistono i dinosauri. E proprio un dinosauro si impadroni­sce di una sequenza del film diretto da uno specialista di effetti speciali, Eric Brevig. Lo vediamo che insegue due degli eroi di Viaggio al centro della Ter­ra e che sta avendo la meglio sul pro­fessore universitario Trevor Anderson, Brandan Fraser che è il protagonista oltre che il produttore esecutivo del film, accanto al nipote Sean ( Jos Hut­cherson) e l’impavida guida Hannah (Anita Briem). Ma, testone com’è, fi­nisce in un precipizio dal quale risa­le invece, sia pure a fatica, il nostro bravo insegnante. Il professor Anderson avuto in con­segna il nipote e uno scatolone ap­partenente al fratello, perito in una missione in Islanda e vi ha trovato un’edizione del libro di Verne con an­notazioni del congiunto, uno scien­ziato. Detto e fatto. Con il nipote pren­de l’aereo per l’Islanda e qui conosce una guida, appunto Hannah, che an­che lei possiede una vecchia edizio­ne del romanzo verniano annotato dal padre defunto. I tre salgono verso la cima di un vulcano. Una tempesta li sorprende e fuggono in una grotta subito ricoperta di terriccio. Che fare? Scendere verso il centro della Terra approfittando di binari su cui corro­no dei carrelli (come in un film di In­diana Jones). Il 3D consente al regista di riprende­re dei paesaggi simili eppure diver­sissimi dai terrestri. Vi trovi precipizi e giardini pietrificati e laghi e torren­ti. E soprattutto animali mai visti co­me certi pesci dai denti dei piranha, vongole voracissime, piante carnivo­re oltre al già ricordato dinosauro. I tre eroi fanno di necessità virtù. Ecco che costruito uno zatterone e un pa­racadute gigante salgono in alto. Ec­co il bravo Sean che si sposta da un macigno a un altro, macigni che vo­lano mentre, di sotto, scorre un tor­rente, e uno dei massi su cui è attac­cato il ragazzo ruota intorno a se stes­so. Il tutto tra la commedia e le trova- te da film del brivido che il 3D rende eccitanti. L’attuale 'remake' di un film realizza­to nel 1959 si conclude niente di me­no che sul Vesuvio. Un teschio volan­te viene vomitato dal vulcano con a bordo i suoi tre eroi. Un contadino si lamenta perché gli hanno rovinato la vigna. Ma il giovane Sean lo placa re­galandogli un grosso diamante recu­perato durante la spedizione al centro della Terra. Ma il vero diamante sta­volta sembra averlo trovato Hol­lywood: questa pellicola, costata 'so­lo' 60 milioni di dollari grazie al fasci­no del 3D ne ha già incassati solo in A­merica oltre 200. Con una tecnologia, oltretutto, al momento non piratabile. I protagonisti di «Viaggio al centro della terra», film tridimensionale campione d’incassi in America
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