giovedì 29 marzo 2018
La Corte europea per i diritti dellʼuomo non ha esaminato il ricorso di Tom e Kate, i giovani genitori del bambino inglese di 22 mesi affetto da una rara malattia neurologica ancora non diagnosticata
Anche per Strasburgo Alfie deve morire
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«Inammissibile». Adesso pare proprio finita per il povero Alfie Evans: la Corte europea per i diritti dellʼuomo ieri non ha nemmeno voluto esaminare il disperato ricorso di Tom e Kate, i giovani genitori del bambino inglese di 22 mesi affetto da una rara malattia neurologica ancora non diagnosticata che per i medici curanti dellʼAlder Hey Childrenʼs Hospital di Liverpool dovrebbe essere fatto morire «nel suo migliore interesse » evitando di proseguire terapie e sostegni vitali che, a loro parere, oggi sarebbero gesti di accanimento terapeutico.

Alfie non andrebbe dunque accompagnato alla morte, lasciando che una malattia inguaribile, letale e ignota faccia il suo corso, ma spinto a morire anzitempo staccando la respirazione assistita e la nutrizione per applicare le sentenze concordi di tre corti inglesi, ora non fermate dai giudici di Strasburgo.

Una morte terribile, sebbene sotto sedazione, già toccata applicando criteri clinici e giuridici analoghi a Charlie Gard nel luglio 2017 e a Isaiah Haastrup lʼ8 marzo. Tutti e tre casi di bambini inglesi in ospedali inglesi, con dossier decisi da corti inglesi e ricorsi respinti dal tribunale europeo per i diritti dellʼuomo, che di quei diritti pare saper applicare un criterio solo formalistico. Anche di fronte ai casi più estremi i bambini vengono portati naturalmente alla morte con la sedazione palliativa, mai però sospendendo i supporti vitali. Qui passa il discrimine. Una frontiera lacerata una volta, una seconda. E ora inevitabilmente una terza.


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