giovedì 1 marzo 2018
La Corte d’appello, alla quale si sono rivolti i genitori per evitare che si stacchi la spina, concede una tregua. Veglie di preghiera anche in Italia
Tom Evans il padre di Alfie

Tom Evans il padre di Alfie

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Ora la Corte di appello di Londra e la Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo rimane incerto il destino di Alfie Evans e Isaiah Haarstrup, i due piccoli inglesi gravemente disabili legati a supporti vitali per respirare e nutrirsi. La loro vita potrebbe essere interrotta nei prossimi giorni se i giudici decidessero in modo definitivo di dare l’ok ai medici perché venga staccata la spina.
«Voglio che i genitori del piccolo Alfie abbiano tempo di riflettere su quello che è successo nelle ultime due settimane e sul futuro del loro figlio», ha detto ieri a Londra il giudice Andrew Ewart McFarlane. Insieme ai suoi colleghi Richard George Bramwell McCombe ed Eleanor Warwick King compone la Corte d’appello alla quale sono ricorsi il papà e la mamma di Alfie, 21 mesi, affetto da una rara e ancora non diagnosticata malattia che causa crisi epilettiche. Tom Evans e Kate James chiedono che venga ribaltata la sentenza dell’Alta Corte londinese, di una decina di giorni fa, che consentiva ai medici dell’Alder Hay Children Hospital di Liverpool di far morire il piccolo sospendendo ventilazione e nutrizione (il possibile decorso naturale della patologia, considerata comunque letale, è invece ignoto). Gli stessi giudici hanno però respinto la richiesta dei genitori che chiedevano una decina di giorni di tempo per scegliere cosa fare (tra le ipotesi che avevano considerato, anche il trasporto del figlio in un ospedale all’estero, peraltro assai problematico). Potrebbe invece decidersi a Strasburgo il futuro del piccolo Isaiah Haastrup, un anno, vittima di un gravissimo danno cerebrale alla nascita causato da mancanza d’ossigeno: i genitori stanno decidendo sul ricorso. Un mese fa, sempre l’Alta Corte di Londra, aveva dato il via libera al King’s College Hospital perché sospendesse i supporti vitali. La mamma e il papà di Isaiah, Takesha Thomas e Lanre Haastrup, rifiutano d’arrendersi e accusano i medici di negligenza al parto.
I due casi ricordano Charlie Gard, il piccolo morto a luglio dopo una drammatica vicenda clinica e giudiziaria. Anche allora i genitori difendevano il diritto alla vita del figlio. E come allora, anche oggi spuntano le prime veglie di preghiera – ieri sera a Genova, oggi dalle 20 nella chiesa dei Santi Giovanni e Agostino a La Spezia – per invocare una soluzione del caso di Alfie rispettosa della sua dignità.

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