mercoledì 10 gennaio 2018
Esponenti di Exit, organizzazione per i suicidi assistiti, e della Federazione mondiale per il diritto di morire al corso di aggiornamento dell'Ordine dei medici. Senza contraddittorio.
Un corso per medici sull'eutanasia. Con chi la pratica
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In Italia il suicidio assistito e l’eutanasia sono pratiche vietate dalla legge. Eppure a Torino, il 20 gennaio, si terrà un corso di aggiornamento per medici dedicato a questi temi. Il convegno, dal titolo «Eutanasia legale in Europa, aspetti clinici e normativi», è promosso direttamente dall’Ordine dei medici di Torino, con tanto di 4,5 crediti formativi riconosciuti a tutti i partecipanti. Per la prima volta in Italia dunque, un mese dopo l’approvazione della legge sul fine vita, viene organizzato un momento formativo dedicato all’eutanasia riconosciuto dall’Ordine, relatori Rob Jonquiere, direttore esecutivo della Federazione mondiale delle associazioni del «Diritto a morire», e Jerome Sobel, il presidente di Exit Suisse Romande, l’organizzazione svizzera che da sempre sostiene il suicidio assistito. Durante l’incontro, nel quale è coinvolto anche l'esponente radicale (e di Exit Italia) Silvio Viale, verrà proiettato anche il film "Il diritto di morire".

Spiccano l’assenza di contraddittorio e di un proporzionato spazio per la medicina palliativa, relegata a pochi minuti.

«In un Paese democratico – commenta Alessandro Valle, oncologo e palliativista, responsabile sanitario della Fondazione Faro – è giusto che si parli di alcuni temi anche se si tratta di procedure contrarie alla deontologia e ai principi delle cure palliative, oltre che e vietata dalla legge. Ma trovo più che discutibile che non sia stata invitata la figura professionale più pertinente al fine vita: l’esperto di cure palliative. Mi chiedo il senso di tutto ciò. Dimenticanza? Sottovalutazione? Timore di contraddittori troppo vivaci? Rimango molto perplesso».

Il presidente dell’Ordine dei medici di Torino, Guido Giustetto, spiega: «Sono convinto che la legge sulle Dat non sia in alcun modo la premessa per introdurre l’eutanasia in Italia, ma il nostro incontro intende comunque essere semplicemente una relazione su cosa accade all’estero, senza alcuna presa di posizione da parte dell’Ordine né tesi precostituite. Parleremo anche della sedazione terminale e di tutti gli aspetti deontologici».

Dal direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale della salute, don Paolo Fini, arriva un invito al confronto: «Rispettiamo ogni opinione, ma saremo ben felici di partecipare all’incontro e dare il nostro contributo se l’Ordine vorrà ascoltare le posizioni della Chiesa. Non cerchiamo contrapposizioni, ma vorremmo esprimere le nostre convinzioni, che riguardano l’essere umano nella sua globalità».

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