giovedì 29 giugno 2023
L'Associazione Coscioni, che vorrebbe legalizzare la gestazione per altri "solidale", pubblica un dossier da cui sembra che per una parte rilevante del mondo affittare un utero va bene. Ma non è così
L'immagine che illustra un articolo di Jennifer Lahl, attivista americana anti-surrogata

L'immagine che illustra un articolo di Jennifer Lahl, attivista americana anti-surrogata - Dal profilo Twitter @JenniferLahl

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L’ottimismo è una virtù, ma a volte un po’ di realismo aiuta. È questa la sensazione che si prova a consultare il dossier diffuso martedì dall’Associazione Coscioni, che contiene la mappa dei Paesi in cui la Gestazione per altri (Gpa) è legale. La cifra indicata, 65 su 268 nazioni del mondo, è una pura esercitazione di “wishful thinking”, un “pensiero speranzoso”, insomma. Ma con i numeri non si gioca. Intanto, gli Stati sovrani nel mondo sono 195. Infatti nell’elenco dei 65 in cui la surrogata sarebbe legale secondo l’associazione radicale figurano decine di Stati appartenenti a federazioni (Stati Uniti, Canada, Australia) che quindi non si possono considerare “sovrani” a tutti gli effetti. L’Associazione spiega di aver segnalato a tutte le ambasciate dei Paesi esteri che disciplinano la Gpa «la gravità della proposta Varchi», che vuole rendere l’utero in affitto reato anche se commesso da cittadini italiani all’estero: «Se la legge dovesse entrare in vigore, vedrebbero gravemente minacciata la loro sovranità statale senza alcun fondamento giuridico », scrive l’avvocata Filomena Gallo. (Una postilla: la sovranità di uno Stato vale anche per chi, come l’Italia, ha un divieto e vuole proteggere tale divieto). Nella mappa figurano 36 Paesi che, in assenza di una legge, lasciano fare, con regole e garanzie puramente teoriche. In questa categoria rientra l’Iran, dove, viste le larghe vedute in materia di parità di genere, resta difficile immaginare che senza legge ci possano essere regole a tutela della donna. O come la Nigeria, dove le fantomatiche regole per la Gpa “tollerata” coesisterebbero con la terribile pratica delle “fabbriche di bambini”, dove decine di gestanti vengono recluse fino al parto conto terzi. A maggior ragione la determinazione di un reato universale è lo strumento giusto per scoraggiarne il ricorso in Paesi in cui esistono zone grigie e possibile sfruttamento delle donne più povere. Quanto alla maternità surrogata “solidale”, vero cavallo di battaglia dell’Associazione Coscioni, si vada a vedere cosa capita nei Paesi (35 secondo loro, 19 secondo uno studio spagnolo compiuto su 119 Paesi) in cui è consentita solo in questa formula (e non commerciale), ad esempio la Gran Bretagna. Pochissimi casi di “solidarietà”, mentre i “rimborsi spese” sono veri e propri stipendi. No, non chiamiamolo altruismo.

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