sabato 13 novembre 2021
Le parole della pediatra della Croce Rossa e dell'ispettore che giovedì hanno portato da Kiev a Milano la piccola di 15 mesi che ora sarà adottata. "Un monito perché questo orrore non si ripeta"
La pediatra volontaria della Croce Rossa Carolina Casini con la piccola Serenella (nome di fantasia)

La pediatra volontaria della Croce Rossa Carolina Casini con la piccola Serenella (nome di fantasia) - Croce Rossa Ufficio stampa

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La piccola Serenella è nata nell’agosto 2020 in Ucraina da madre surrogata. La coppia committente italiana ha riconosciuto la neonata ma poi l’ha affidata, per motivi non noti, a una baby sitter. Dopo un anno, la donna ha segnalato la “scomparsa” della coppia, e si è messo in moto il procedimento giudiziario con l’ambasciata italiana a Kiev. Giovedì sera la bambina è stata portata in Italia e affidata a una famiglia, in attesa di adozione.

«In 23 anni di carriera, sono sempre andato all’estero per stanare e riportare in Italia, in manette, boss mafiosi e pericolosi ricercati. Stavolta, invece, ho portato in braccio nel volo da Kiev a Milano una frugoletta, bella come il sole e tenerissima. Nel sonno, aveva l’indice e il medio di una manina incrociati, come per augurare a se stessa buona fortuna. L’ho cullata e le ho preparato la pappa. Io ho una bambina di 8 anni e sono allenato. Ma è stato commovente, non lo scorderò mai... ».

Polizia di Stato

L’ispettore di Polizia Antonio Ricci è uno sbirro vecchio stampo. A dispetto dell’omonimia col celebre autore tv, non ama la ribalta ed è molto riservato. Lavora per lo Scip, il servizio interforze per la cooperazione di polizia, ed è un cacciatore di latitanti. Stavolta però, racconta ad Avvenire, la missione affidatagli era diversa, e forse ancor più "speciale": «Mi ha chiamato la mia dirigente e mi ha detto: Antonio, qui occorre, insieme alla professionalità di poliziotto, la tua sensibilità di papà». È toccato a lui infatti riportare in Italia Serenella (nome di fantasia, quello vero è ispirato a una fata) la bimba nata da utero in affitto nell’agosto 2020 in Ucraina ma abbandonata alla nascita alle cure di una tata dalla coppia italiana che l’aveva “commissionata”. Sul piano burocratico, aggiunge l’ispettore, «nessun intoppo, perché la bimba è cittadina italiana».

Insieme a Ricci, è partita Carolina Casini, pediatra all’ospedale romano Sant’Andrea e volontaria della Croce Rossa, in un team di 4 persone composto anche da un’agente di polizia e dall’infermiera volontaria Halina Landesberg. «La tata ci ha consegnato una valigia di 23 chili, con tutte le cose della bambina – racconta la dottoressa Casini – e una busta chiusa. Ci ha pregato, piangendo, di farla avere alla famiglia che adotterà Serenella. Contiene le foto di un anno di vita, i momenti importanti». Carolina ha 49 anni e due figli che studiano medicina. È salita sulle navi dei migranti, è stata in Kenya, a Gaza, in Israele: non è la prima volta che traghetta persone da una vita all’altra. Ma tenere in braccio la piccola è stata anche per lei un’emozione grande: «Mi trovavo nel momento più difficile della mia vita. Un mese fa ho perso mio fratello. Essere chiamata dal presidente della Croce Rossa, Rocca, a partecipare a questa operazione mi ha riportato alla vita», confida. Poi rabbrividisce pensando all’intera vicenda: «Spero che sia un monito a non ripetere questo orrore. Forzare la natura per far nascere un figlio e poi abbandonarlo… ».

La squadra al completo a Kiev: l'ispettore e l'agente di polizia, la pediatra e l'infermiera volontarie della Croce Rossa

La squadra al completo a Kiev: l'ispettore e l'agente di polizia, la pediatra e l'infermiera volontarie della Croce Rossa - Croce rossa / Polizia di Stato

La baby-sitter che ha cresciuto Serenella nel suo primo anno di vita, giovedì mattina all’alba l’ha portata all’ambasciata italiana di Kiev. «L’ho visitata, ho chiesto delle vaccinazioni – ricorda la pediatra –. Ho trovato una bimba in salute, con uno sviluppo fisico ed emotivo corretto, ben accudita. Questa donna, retribuita per il suo lavoro, ha surrogato l’amore genitoriale alla perfezione». Serenella ha il cognome del papà biologico, risulta cittadina italiana, anche se è stata cresciuta senza mai sentire una parola della nostra lingua.

È stata la stessa baby-sitter a segnalare l’irregolarità della situazione della bambina, dopo che la coppia da qualche mese aveva smesso di pagare i suoi servizi: per lei, non era più possibile giustificare la presenza di una neonata in casa sua. Ma il momento del distacco è stato straziante: «Piangevano la tata e suo figlio adolescente. Ci ha consegnato tutte le cose della bambina: biberon, giochini e peluche e una valigia piena di vestiti, e poi quella busta chiusa con le foto...».

Da pediatra, Casini ha osservato il comportamento della bambina durante il volo. «Ha dormito, si è svegliata sorridendo. Penso che Serenella abbia degli angeli custodi molto attivi. È una bambina bellissima, bionda, perfetta». Da Malpensa il viaggio è continuato in pulmino verso i servizi sociali di un Comune del Nord Italia, che l’hanno affidata a una famiglia che la terrà in custodia il tempo necessario alla procedura di adozione.

Il padre biologico invece sarà con ogni probabilità oggetto di un’inchiesta per abbandono di minore e dovrà chiarire i motivi per cui ha voluto, con la moglie, che Serenella venisse al mondo, per poi lasciarla lì come una cosa inutile.

Cosa resta agli operatori di questa esperienza? La soddisfazione, dicono i componenti del team italiano, «di aver fatto parte di una catena umana e istituzionale che ha garantito la tutela e la protezione di un essere umano» così piccolo, abbandonato da chi ne aveva prima programmato la nascita. Ma con una consolazione, conclude Casini: «Da pediatra so che ciò che avviene nel primo anno di vita è determinante. E Serenella è stata fortunata perché ha avuto, nonostante tutto, un rapporto sano con un adulto». Ora inizia una vita nuova con una famiglia che la amerà di più di chi ha voluto che venisse al mondo.

Intanto un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati è stato aperto in procura di Novara nel quadro di questa triste vicenda. Dopo essere stati investiti del caso, gli inquirenti avevano fatto ascoltare la coppia, che aveva confermato l'intenzione di non volere prendere in consegna la piccina.

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