
Un momento dell'edizione precedente del Festival dell'Umano "tutto intero" - -
Siamo a metà del Giubileo della Speranza, il primo del “cambio d’epoca”. Il primo dello smarrimento globale, con una comunità civile priva di certezze valoriali, ondeggiante e strattonata in modo sempre più compulsivo fra il mainstream di un infelice neo-individualismo e il rifugio istintivo in reazioni oppositive.
Come possono “sperare” i figli di un’epoca senza riferimenti, né ideali? Su quale Speranza la Chiesa osa convocare il mondo intero? Su quella qualunquistica dell’“andrà tutto bene”...? Su quella velleitaria di ottenere a qualsiasi costo ciò che vogliamo? Su quella fideistica, che rinuncia al presente per rimandare a mondi non attuali?
Nessuna muove e commuove il nostro cuore, perché «la nostra ragione si rivela come esigenza di spiegazione totale» (Giussani). Le concezioni che tacciono o negano questa indomita tensione verso un Incontro che dia compimento a tutta, proprio tutta la propria vita non abbracciano l’“umano tutto intero”, per usare gli struggenti versi di un’opera teatrale giovanile di Karol Wojtyla.
Per ricordarci questo, tante associazioni del network “Ditelo sui tetti” propongono il 17 e 18 giugno 2025 presso il bellissimo Pio Sodalizio dei Piceni, a Roma, il secondo Festival dell’«umano tutto intero», ideato come una sorta di mappa per, assieme, lasciarsi interrogare e, se possibile, contribuire al Giubileo.
Infatti, il Festival 2025 è dedicato proprio a “i luoghi e le strade della Speranza”, attraverso panel brevi, ritmati e multimediali, popolati di appunti vivaci di filosofi, poeti, registi, giornalisti, campioni sportivi, intellettuali, statisti, autorevoli riferimenti della Chiesa, mescolati con esempi veri presi dalle opere di tante associazioni, fra cui la miracolosa attività di 50 anni del Movimento per la Vita, illustrata in una mostra da non perdere allestita nel chiostro dei Piceni. Fino alle serate d’arte, che chiuderanno questa “convivenza attiva” con un inedito reading dallo splendido romanzo di Davide Rondoni sulla persona di Gesù.
Il primo giorno (pomeriggio del 17 giugno) camminiamo fra alcuni dei più importanti “luoghi” in cui l’umanità di ciascuno è sollecitata ogni giorno (“nascere”, “imparare”, “lavorare”, “giocare”, “curare fino alla fine”, “ripartire anche dal carcere”). Questi “luoghi” cambiano, e molto, a seconda del fatto che di quella esigenza di Bellezza, di Verità, di Giustizia che è nel cuore di ognuno ci si accorga o meno. Se il cuore viene ascoltato, accolto, essi divengono “segni” di una dinamica umana e di relazioni grandi. Se quel cuore è invece dimenticato o ingannato, allora quegli stessi luoghi divengono “idoli” destinati a produrre frustrazioni, alienazioni, conflitti, fino alle guerre in corso, epilogo antropologico della visione “manichea” che vede negli altri “nemici” (cfr Leone XIV, alle Chiese orientali, 14 maggio).
Il secondo giorno, 18 giugno, ci chiediamo quali “strumenti”, quali “percorsi”, quali “strade” possiamo utilizzare o imboccare perché i luoghi del vivere quotidiano rimangano, nel tempo, animati dalla Speranza, individuando tali strade nel “creato”, nella “dimensione comunitaria”, nella “famiglia” e nella “educazione alla libertà”.
“Luoghi” e “strade” da cui si intende formulare anche proposte concrete ai decisori, perché se la speranza è una possibilità della libertà di ogni persona nondimeno ogni legge, ogni decisione politica deve porsi il prioritario problema di quale “bene” venga indicato alla società (Tommaso d’Aquino).
Così, secondo lo stile del network, i vari panel del Festival individuano anche proposte condivise e concrete per i tanti esponenti del Parlamento e del Governo presenti ai lavori.
Programma e iscrizioni (senza oneri) cliccando qui
*Coordinatore network “Ditelo sui tetti”
ww.suitetti.org