lunedì 1 ottobre 2012
​Il vicepresidente della Conferenza episcopale Ulrich incalza Hollande. E si dividono anche gli intellettuali.
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L’assenza di un dibattito nazionale sulla proposta del governo socialista francese di legalizzare a marce forzate le nozze gay continua a sollevare proteste e dissensi, anche all’interno della sinistra. Certe voci autorevoli del Ps, come l’ex premier Michel Rocard, si sono dissociate dalla promessa del presidente François Hollande d’includere nel progetto di legge anche la possibilità di adottare, rifiutata in blocco dall’opposizione neogollista. La principale confederazione di associazioni familiari, l’Unaf, ha accusato l’assenza di un ampio confronto. Ma nelle ultime ore, è stata soprattutto la Chiesa francese a ribadire l’urgenza di un «vero dibattito su una questione antropologica grave». Monsignor Laurent Ulrich, arcivescovo di Lilla e vicepresidente della Conferenza episcopale, ha appena scritto: «Si è davvero preso coscienza che lo statuto di padre e di madre scompare in questa nuova configurazione? Quale sarà il suo statuto all’interno della famiglia? Sarà indicato sul libretto di famiglia? Di quali diritti godrà nel nucleo familiare?». Sui giornali, vari intellettuali hanno preso posizione soprattutto sulla questione delle adozioni. Diverse voci della psicanalisi francese esprimono profonde riserve. Da parte sua, la nota filosofa Sylviane Agacinski, moglie dell’ex premier socialista Lionel Jospin, ha sottolineato che la libertà dei genitori verso i figli non può divenire assoluta. A denunciare apertamente un «abuso di potere sul bambino» è anche il noto saggista Paul Thibaud, per il quale «il matrimonio omosessuale è una dichiarazione di potenza, poiché inventa al posto di accettare, poiché non offre un ruolo al dualismo sessuale e perché impone tutto ciò al bambino. La “scelta” è una buona cosa, non è un criterio senza limiti». La discussione parlamentare del progetto di legge potrebbe cominciare alla fine del mese prossimo.
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