martedì 10 luglio 2012
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​Non è lecito sottoporre le persone Down a interventi di chirurgia estetica finalizzati alla conformazione ai canoni sociali di "normalità". È una piena bocciatura quella contenuta nel parere "Aspetti bioetici della chirurgia estetica e ricostruttiva", approvato dal Comitato Nazionale per la Bioetica nella seduta plenaria del 21 giugno. Analizzando la legittimità delle richieste nell’ambito della chirurgia estetica, il documento attesta un’importante pronuncia per la tutela dell’individualità e della fragilità dei minori e degli incapaci. Parlando della liceità della chirurgia estetica su bambini o adulti incapaci con sindrome di Down, il parere ne nega l’utilizzo «specie se presenta un carattere invasivo e doloroso, considerato anche che con questi interventi difficilmente si realizza un beneficio per la persona con sindrome di Down e sia frequente la possibilità di accentuare, anziché diminuire, il suo disagio personale».Il parere, coordinato e redatto da Lorenzo d’Avack, Laura Palazzani e Giancarlo Umani Ronchi, parte dalla premessa che la chirurgia estetica si configura come intervento non strettamente terapeutico. Da queste basi, il Cnb riflette sul rapporto che intercorre tra il paziente e il medico e richiama anzitutto i criteri deontologici, a volte trascurati, che qui regolano la prassi medica. Si rammenta il rischio di un’esecuzione "accondiscendente" da parte del medico delle richieste espresse, sottolineando l’inaccettabilità di interventi sproporzionati, perché eccessivamente invasivi o inutilmente rischiosi e inadeguati rispetto ai possibili benefici richiesti dal paziente. Il Comitato ritiene, inoltre, che la liceità dell’intervento debba essere subordinata al bilanciamento dei rischi e benefici, commisurato alle condizioni psico-fisiche del paziente, alla funzionalità degli organi interessati e ad una completa informativa al paziente, con una adeguata consulenza anche psicologica.Nel contesto della discussione non sono trascurabili i molteplici fattori etici, sociali e culturali che influiscono sulla «mutazione di atteggiamento nei confronti del corpo e di una dilatazione del concetto di salute in senso soggettivo». Da ciò nasce l’auspicio di un maggiore rigore nella formazione e professionalità del chirurgo estetico, mirata anche alla comprensione degli aspetti psicologici ed etici.Capitolo imperativo è quello relativo agli interventi sui minori e incapaci, per i quali il Cnb ritiene vi debbano essere limiti alla liceità, «a meno che tali interventi non rispondano al loro esclusivo interesse oggettivo sotto il profilo della salute, tenuto in particolare conto dell’età adolescenziale». Va inoltre garantita protezione ai minori vietando forme di pubblicità e di servizi televisivi che provochino il rifiuto della propria immagine.Nella seconda parte del documento si affrontano i problemi bioetici emergenti nella chirurgia ricostruttiva, che corregge malformazioni congenite o causate da traumi con l’obiettivo primario di restituire la funzione e migliorare l’immagine di pazienti gravemente menomati. Trattandosi di un settore in continua espansione e sviluppo, gli snodi da affrontare sono molteplici e, in particolare, il Cnb esorta un’adeguata informazione al paziente e la realizzazione di un consenso informato che si avvalga anche delle nuove tecnologie informatiche. Si raccomandano campagne di sensibilizzazione per la donazione degli organi esterni e dei tessuti, così come avviene per la donazione di quelli interni, auspicando «la possibilità di un’integrazione normativa che preveda il consenso o dissenso "parziale" alla donazione degli organi esterni». Attualmente, oltre a trapianti di tessuto osseo, muscoli, segmenti vascolari, cute, denti, si effettuano trapianti  di tessuti composti, di arti superiori e inferiori, dita, piede, viso, parete addominale, laringe, utero.
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