martedì 6 marzo 2018
Nel primo caso i giudici danno ragione ai medici, nel secondo la Corte Europea boccia il ricorso. Genitori sconfitti.
Tom Evans and e la moglie Kate: i genitori di Alfie davanti all'Alta Corte di Londra

Tom Evans and e la moglie Kate: i genitori di Alfie davanti all'Alta Corte di Londra

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Due verdetti paralleli su bambini dal destino conteso tra medici e famiglie, due sconfitte per i genitori. Nel giro di poche ore a Londra e Strasburgo sono risuonate sentenze che segnano un avvicinamento per la fine di Alfie e Isaiah, i bambini inglesi rispettivamente di 21 e 12 mesi affetti da una malattia rara e ancora sconosciuta, il primo, e da una grave disabilità causata da mancanza prolungata di ossigeno alla nascita il secondo.


In entrambi i casi i genitori sono ricorsi ai giudici non sapendo come evitare che la decisione dei medici di non prolungare trattamenti che ritengono ormai inutili entrasse nella fase operativa. Ma per i genitori di Alfie e Isaiah, un ricorso bocciato dopo l’altro, i margini di manovra e di speranza si assottigliano. I giudici londinesi della Corte d’appello che si sono pronunciati su Alfie, ricoverato in un ospedale di Liverpool, hanno ribadito l’argomento già espresso nella sentenza di primo grado: cartella clinica alla mano, Alfie sarebbe in condizioni irrecuperabili, ormai terminali, e dunque anche la ventilazione e la nutrizione assistite sarebbero una forma di accanimento. Continuare a vivere – è la loro tesi per respingere la richiesta di appello – non è «nel miglior interesse» del bambino, affermazione paradossale se si pensa che la sua conseguenza è il distacco del respiratore e dunque la morte.

Un esito identico a quello di Charlie Gard, con la differenza che per Alfie non esistono terapie alternative a quelle tentate sinora. Per i genitori, che parlano di «condanna a morte», c’è tempo fino a stasera per un ulteriore ricorso, che allo stato pare tuttavia disperato.

Mamma e papà di Isaiah, ricoverato in un ospedale di Londra, hanno visto definire inammissibile ieri sera dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo il loro ricorso contro le sentenze inglesi che avevano autorizzato i medici a staccare la spina degli apparati che tengono in vita il loro bambino. Ora per Alfie e Isaiah si avvicina una fine anticipata rispetto al decorso delle loro inesorabili malattie.

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