sabato 14 settembre 2013
​Dai lavori della Settimana Sociale emergono priorità, esigenze, richieste: dall'attuazione del Piano già approvato nel 2012 al fattore fammiglia, dall'armonizzazione dei tempi di famiglia e lavoro alla sussidiarietà. (Umberto Folena)
Letta: società sterile, ridare fiducia (Antonella Mariani)
EDITORIALE Un impegno che pesa di Marco Tarquinio
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Il calderone ribolle. E l’“antidoto famiglia”, evocato giovedì dal cardinale Bagnasco, assume contorni sempre più definiti. L’impegno della vigilia era chiaro: non solo ascoltare, non solo pensare, ma anche e soprattutto produrre proposte concrete per debellare la crisi. O ancor meglio trasformarla in un passaggio (questo significa crisi in greco) positivo.Enrico Letta ha appena lasciato il Teatro Regio e le idee fioccano. Con un presupposto: l’identità della famiglia. Niente da inventare: Lorenza Violini non deve far altro che rileggere gli articoli 29 e 30 della Costituzione, dove la famiglia è «società naturale fondata sul matrimonio». Tornano alla mente le parole del messaggio di papa Francesco: «La famiglia così intesa rimane il primo e principale soggetto costruttore della società e di un’economia a misura d’uomo, e come tale merita di essere fattivamente sostenuta».Questa famiglia ha tanti doveri, ha altrettanti diritti. Sempre più misconosciuti, se la corrente di pensiero sgomitante è quella secondo cui «tutto ciò che il soggetto desidera deve diventare diritto». Ma soprattutto la famiglia ha un profilo netto, ben definito. Stefano Zamagni evoca Zygmunt Bauman e la sua «individualizzazione degli individui». Lo spazio per la famiglia sembra ridursi, fino ad annullarsi. E invece soltanto una famiglia forte, e consapevole della propria forza, può esercitare un altrettanto forte potere di contrattazione nei confronti sia dell’impresa sia dello Stato. Solo se ha un profilo ben definito, la famiglia può essere antidoto.Ed eccole le proposte. Gian Carlo Blangiardo snocciola numeri e studi la cui conclusione è una sola: in un’Italia in cui nel 2065 gli over 95 anni saranno un milione 250 mila, e i bisnonni saranno più numerosi dei nipotini, l’azione concreta da compiere, subito, è attuare il Piano nazionale per la famiglia. Il Consiglio dei ministri l’ha approvato il 7 giugno 2012. L’attuazione è tutt’altra cosa. Di quel piano, si sono concretizzati solo due punti: la revisione (controversa) dell’Isee del giugno scorso, e l’aumento delle detrazioni per i figli a carico previsto nella recente legge di stabilità. Fine.Zamagni si fa portavoce degli oltre 1.300 delegati: «Nell’Ue, negli ultimi 15 anni, tutti i Paesi, eccetto due, si sono adoperati a favore della famiglia: il reddito minimo in Spagna, il piano nidi in Germania, misure base contro la povertà in Portogallo, il fondo per la non autosufficienza in Francia...». I due Paesi al palo sono Grecia e Italia. Le proposte concrete riguardano il fisco e la revisione delle tariffe; gli interventi di armonizzazione tra famiglia e lavoro; l’innovazione dell’assetto istituzionale per renderlo capace di accogliere il principio di “sussidiarietà circolare”.Basta con la famiglia ridotta a ricevere aiuti. La famiglia è “prima impresa”, un punto di riferimento economico fondamentale per l’intera società. Come tale va considerata. E in quanto tale – vedi le proposte del Forum delle associazioni familiari – è necessaria una “no tax area” familiare, determinata in base al numero dei componenti della famiglia stessa.Una famiglia soggetto, non oggetto. È questa la famiglia che emerge dal calderone, la famiglia con la quale la politica deve fare i conti. Un’altra proposta concreta? Dar vita al “distretto famiglia”, sul modello di quanto compiuto dalla Provincia di Trento due anni fa: «Tutti i soggetti realmente interessati al benessere delle famiglie – spiega Zamagni – uniscono conoscenze, risorse economiche, beni relazionali, capacità imprenditoriali per realizzare progetti concreti».E ancora, perché non dar retta alle Nazioni Unite, che quasi vent’anni fa, nel lontano 1994, proclamarono il 15 maggio «Giornata internazionale della famiglia»? Nessun onere da parte dello Stato. Ma il coinvolgimento diretto delle associazioni familiari sì.Sono appena le prime proposte. Da ieri pomeriggio sono al lavoro le otto assemblee tematiche, che continueranno ad aggiungere ingredienti all’antidoto stamattina. Ma nella sostanza, come osserva Blangiardo, «la diagnosi è chiara e la terapia è pronta». Basterebbe frugare nel cassetto dove giace il Piano per la famiglia e attuarlo, ossia trovare i soldi per il farmaco.
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