sabato 14 settembre 2013
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Uno degli slogan più fortunati e ambigui di una stagione che sta ormai alle nostre spalle suona più o meno così: "Siate realisti, chiedete la Luna". Enrico Letta, da presidente del Consiglio, ieri nella Torino della Settimana Sociale dei cattolici, senza pronunciarlo lo ha evocato in modo alla fine assai impegnativo. Prima, ha sciorinato il realismo, dicendo e facendo capire tutte le difficoltà e tutti i doveri di questo tempo italiano reso durissimo dai debiti (non solo contabili) che abbiamo accumulato negli ultimi trent’anni. Poi, ha detto di volere la Luna, indicando il grande e inevitabile obiettivo di un’azione che voglia davvero servire la speranza e il futuro del Paese: il letterale capovolgimento delle scelte e delle non-scelte che sinora hanno accompagnato e accentuato il declino demografico, che è padre e madre di tutti i declini e tomba, tra l’altro, di un sistema di welfare che non potrà reggere ancora a lungo sulla piramide rovesciata di una società con sempre più anziani e sempre meno giovani.Non ha dato dettagli e ne ha evitato accuratamente qualcuno davvero importante, il premier, tenendosi per esempio lontano dalla grande questione del fisco amico (o, almeno, non più nemico) della famiglia con figli. Ma ha scelto di parlar chiaro sulla giusta rotta. Uscire dal tempo della sterilità. Rinunciare al mito dell’affermazione solo individuale. E ritrovare la fiducia della relazione fertile. Perché avere la gioia e la serenità di tornare a "fare figli" significa letteralmente ridare vita all’Italia.È un impegno pesante, quello annunciato dal presidente del Consiglio. Una parola seria, da prendere serissimamente. E con realismo, allora, anche noi gli chiediamo la Luna. Nessuno, ovviamente, pensa che oggi si possa pretendere "tutto e subito". Ma anche la «politica» più raffinata e, in teoria, lungimirante – come insegnava Nino Andreatta, maestro di vita e di azione politica di Enrico Letta – è nulla senza «politiche» che la realizzino. Poco a poco, magari. Ma con un percorso costante e sicuro, nella direzione giusta e secondo giustizia. I figli rimessi al mondo, e riconosciuti davvero tutti ugualmente preziosi, concittadini del nostro oggi e del nostro domani. E la famiglia – quella degli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione, quella che nasce da un solenne patto al cospetto della comunità civile e, per chi crede, al cospetto di Dio – finalmente rimessa al centro.
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