venerdì 13 settembre 2013
Dopo il messaggio del Papa e l’analisi puntuale del cardinale Bagnasco, il premier alla Settimana Sociale di Torino ha ringraziato la Chiesa per «aver aiutato le famiglie in difficoltà in questi momenti di crisi». E si è impegnato per politiche che ridiano slancio alla demografia. L'analisi sulla famiglia degli esperti Violini, Blangiardo e Zamagni. ​(di Antonella Mariani, da Torino)
EDITORIALE Un impegno che pesa di Marco Tarquinio
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Il primo applauso, scrosciante, il premier Enrico Letta se lo è conquistato quando ha ringraziato a nome dello Stato la Chiesa italiana per “aver aiutato momenti drammatici come questi che viviamo i lavoratori e le famiglie in difficoltà”. Il secondo, ancora più forte, è stato quando ha scandito che tenere in piedi il governo e ”mantenere insieme Paese e istituzioni” è una “fatica enorme”, e qui il pensiero è andato alla situazione politica e molti interpreteranno quegli applausi come netta ostilità del mondo cattolico a una crisi al buio. Il discorso di Letta all’apertura della seconda giornata di lavori della Settimana Sociale di Torino è stato a tutto tondo. Ha affrontato le emergenze del Paese, citando la disoccupazione, l’educazione, la scuola, il welfare... Ma più di tutto, ha detto con toni accorati, ciò che da almeno un decennio racconta l’Italia in difficoltà è la crisi demografica. “Siamo una società sterile, che sta perdendo la scommessa della vita”. Ma c’è una via d’uscita, su cui il premier si è impegnato, di fronte a 1.300 delegati, rappresentanti dell’intero mondo cattolico e di una buona fetta di “società civile” italiana: politiche che ridiano fiducia ai giovani, scelte di governo che privilegino il futuro. “Il vero problema del nostro Paese è girare in positivo la condizione di società sterile che stiamo vivendo. L’inizio della vita è l’inizio di ogni futuro. Tutti insieme siamo qui perché speranza e futuro vadano insieme e l’Italia riprenda a fare figli”. Nella sala del Teatro Regio non si era ancora spento l’eco delle parole del Papa e del cardinale Bagnasco, che ieri hanno ribadito il volto di una famiglia come ricchezza per la società: parole che il premier ha ricordato, così come le suggestioni contenute nell’editoriale di prima pagina di Avvenire di oggi, in cui si legge che “gli architetti delle società post-umane” sembrano avere d’impaccio le famiglie, i figli e gli anziani, i due estremi. Così Letta ha puntato l’accento sulla fiducia: occorre ridare fiducia ai giovani, con politiche che combattano la disoccupazione, che li aiutino a trovare casa, e a mettere al mondo figli. “Altrimenti è il nostro Paese che non ce la fa”. Presenteremo il Piano nazionale per la famiglia e la riforma dell’Isee, che rappresenta un punto importante per il riequilibro dei pesi per le famiglie con figli, in direzione dell'equità. Andremo avanti nella direzione tracciata nei giorni scorsi per garantire il diritto allo studio. “Il nostro Paese – ha detto in uno dei passaggi più severi del suo intervento - ha la coscienza sporca da tempo, non è stato all’altezza. Oggi puoi fare un certo tipo di percorso e di carriera solo se hai una famiglia che ti mantiene e questo è inaccettabile”. Non un accenno, però, alla parità e alla libertà educativa, mentre esiste oggi un progetto di legge in cui si parla esplicitamente di scuola statale, per ora senza più rifeimenti specifici al sistema pubblico integrato di istituti statali e di istituti paritari, che costituisce l'ossatura dell'istruzione pubblica in Italia. La seconda giornata della Settimana Sociale è proseguita con le relazioni degli esperti: Lorenza Violini, Gian Carlo Blangiardo, Stefano Zamagni. Poi, nel pomeriggio, le assemblee tematiche sugli otto ambiti in discussione: la missione educativa della famiglia, le alleanze educative, i giovani e il mondo del lavoro, la pressione fiscale, il sistema di welfare, le famiglie immigrate, abitare la città e la custodia del creato.Lorenza Violini: i diritti della famiglia riconosciuti nella Costituzione italianaUn vero e proprio “attacco al soggetto umano”. Così Lorenza Violini, docente di diritto costituzionale all’Università di Milano, ha definito i frequenti attacchi alla famiglia che provengono dall’ambito del diritto. “Ogni riflessione sul diritto deve ripartire dalla grande questione di chi è l’uomo”, ha detto la relatrice alla Settimana Sociale, affermando che quella che emerge dalla nostra Costituzione è una sorta di “manifesto della solidarietà”. A partire dall’articolo 29, dove il matrimonio si qualifica per l’“uguaglianza morale”, oltre che giuridica, dei coniugi.Giancarlo Blangiardo: la famiglia oggi, scenari e prospettiveUna società che invecchia sempre di più, producendo sempre più squilibri, e giovani sempre più “persi”, o meglio in fuga. È il ritratto del nostro Paese fatto da Giancarlo Blangiardo, ordinario di scienze statistiche all’Università di Milano Bicocca. L’Italia, nei prossimi anni, dovrà fare i conti con “un potenziale produttivo sempre più debole”, ha fatto notare il relatore, informando che “nell’arco dei prossimi vent’anni, la popolazione ultra-ottantacinquenne sembra destinata ad accrescersi di 1,2 milioni di unità e, al suo interno, aumenterebbero di 600mila unità i soggetti che vivono da soli”. Il nostro welfare, dunque, avrà a che fare con “le trasformazioni delle strutture familiari correlate all’invecchiamento della popolazione”. Altro fenomeno tipico del nostro Paese, la “fuga dei cervelli”. “L’Italia è ormai diventata a tutti gli effetti un Paese d’immigrazione”, ha detto il demografo, ma “mentre migliaia di persone si spostano verso il suo territorio, un importante flusso di italiani, per lo più giovani, percorre il cammino inverso, cercando altrove quel lavoro e quella valorizzazione che il Paese sempre più difficilmente è in grado di offrire”.Stefano Zamagni: le politiche familiari per il bene comune In Italia c’è già il “Via”, la valutazione di impatto ambientale, perché non introdurre il “Vif”, la valutazione di impianto familiare? La proposta è venuta da Stefano Zamagni, ordinario di economia politica all’Università di Bologna, durante la prima conferenza stampa della Settimana Sociale. “Se il matrimonio crolla, crolla la famiglia”, ha ammonito il relatore, secondo il quale in Italia bisogna chiedersi “cosa occorre fare perché l’unione coniugale generi unità familiare”. La tesi dell’economista, illustrata poco prima al Teatro Regio, può sembrare provocatoria ma può essere riassunta così: “Nel prossimo futuro la famiglia come istituzione è destinata a tornare al centro dell’attenzione, sia a livello politico che culturale”, in primo luogo perché il passaggio dal welfare State, fondato sull’individuo, alla “welfare society”, basata sul nucleo familiare, “riporterà in auge la famiglia”, e in secondo luogo perché anche il mondo imprenditoriale “ha riscoperto la famiglia”, come “fattore decisivo per la competitività e l’innovatività”. Tra famiglia e aziende, ha detto Zamagni, deve esserci un patto di “reciprocità”: “Se l’azienda risponde ai bisogni della famiglia, il lavoratore dà il meglio di se stesso, se invece non lo fa, si limiterà a rispettare orari e regole, ma non darà il meglio di sé”.
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