venerdì 7 giugno 2019
La Federazione dei medici italiani prende posizione contro il disegno di legge che autorizza casi di suicidio assistito. Il suo responsabile deontologico Pierantonio Muzzetto: mai morte a richiesta.
Noa & gli altri: «Per i medici italiani la morte non è mai un’alleata»
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«Quello olandese è un caso tragico, che interpella le coscienze e che deve farci ragionare anche in vista del dibattito in Parlamento». Pierantonio Muzzetto è il coordinatore della Consulta deontologica nazionale della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), ed è stato ascoltato alla Camera dalle commissioni riunite Giustizia e Affari sociali, impegnate a esaminare le proposte di legge in tema di eutanasia. «Ho ribadito la posizione approvata dalla Consulta deontologica, che rinvigorisce il valore della norma del Codice deontologico dei medici: l’articolo 17 vieta al medico "anche su richiesta del paziente" di effettuare o favorire "atti finalizzati a provocarne la morte"».


La ragazza olandese ha voluto morire: che riflessioni suscita?
Il caso deve essere attentamente valutato e bisogna sapere come sono andati i fatti. Suicidio assistito o eutanasia, è certo un fallimento della medicina e della società, a prescindere dalla legislazione olandese. Da medico credo che si debbano mettere in atto tutti gli strumenti per superare i disagi, a maggior ragione se in giovane età. Il caso specifico sarà oggetto di attenta valutazione in Consulta deontologica e sarà condiviso con il Comitato centrale e il presidente Filippo Anelli.


Che cosa ha detto alle commissioni riunite di Montecitorio?
Ho presentato il documento della Consulta deontologica fatto proprio dal Comitato centrale della Fnomceo, a partire dall’ordinanza 207 del 2018 della Corte costituzionale sul caso dj Fabo. Il medico si attiene al Codice deontologico in cui la malattia è il nostro obiettivo d’intervento, non è la morte l’alleata del medico. Se il legislatore dovesse rendere non punibile l’aiuto al suicidio per il medico restano valide le regole deontologiche che non consentono di procurare la morte. La Corte costituzionale precisa che il divieto di aiuto al suicidio persiste «nei casi al di fuori delle persone malate e in fase di terminalità e comunque non può pensarsi di escludere il medico dall’obiettare per coscienza, di fronte a scelte diverse dal curare o lenire le sofferenze».


Il Codice deontologico dovrebbe cambiare se fosse approvata una legge che contempla l’eutanasia?
La riflessione tocca i medici e tutta la società. Certamente non potrebbe essere mai esclusa l’obiezione di coscienza del medico di fronte a una legge che capovolgesse il paradigma che i medici da millenni seguono: mai procurare la morte. Il Codice può essere contestualizzato, ma sarà oggetto di attenta riflessione. La Fnomceo non è un’associazione di categoria, ma un ente sussidiario dello Stato. Auspichiamo che ci sia un contatto più diretto con il legislatore sui temi della salute. È importante non dividersi ma puntare a soluzioni condivise.

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