lunedì 24 giugno 2013
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Agisce su un territorio ampio, con presenza in ben tre ospedali, il Centro di aiuto alla vita di Desenzano del Garda (Brescia). «In generale siamo accolti bene – osserva la presidente Bruna Filippini – e di solito viene segnalato che il nostro sportello può offrire un aiuto alle donne in difficoltà per una gravidanza e che sono tentate dall’aborto: del resto per essere liberi di scegliere bisogna conoscere l’alternativa». Per prospettare questa alternativa, il Cav di Desenzano, oltre alla sede nella frazione Rivoltella, ha una sede staccata a Prevalle, un’altra a Fasano e gli sportelli nei tre ospedali di Desenzano, Manerbio e Gavardo, frutto della convenzione (dal 2009) con l’azienda ospedaliera che li riunisce. La maggior parte delle utenti è straniera: «Abbiamo incontrato ben 22 nazionalità presenti sul territorio, anche un paio di cinesi, ma numericamente prevalgono le marocchine. Tutte queste donne hanno problematiche specifiche, sia di relazione di coppia, sia di lontananza dal proprio mondo, e in generale sono lasciate sole a sostenere il peso maggiore, anche psicologico, della gravidanza e talora sono sottoposte a ricatti affettivi dai partner, che minacciano di abbandonarle se vogliono tenere il bambino». Per queste donne il Cav può contare su «una casa di accoglienza con due appartamenti, dove possono vivere quattro mamme con i loro bambini e su una comunità, di proprietà del Comune e gestita dal Cav, dove possono vivere fino a quattro nuclei formati da mamma e bambino. C’è sempre stata buona collaborazione con l’amministrazione comunale – aggiunge Bruna Filippini – aldilà del colore politico della giunta in carica».Nato nel 1988, il Cav di Desenzano è attualmente composto da circa 70 soci e può contare su una cinquantina di volontari (che quando è possibile seguono corsi di formazione a Brescia o Verona): lo scorso anno sono state aiutate 137 future mamme e sono nati 93 bambini. «Operiamo nei Comuni dei distretti 10, 11 e 12 dell’Asl di Brescia, che ospitano otto consultori (cinque delle Asl e tre privati accreditati) e anche sui progetti Nasko abbiamo trovato buona collaborazione». Il problema sociale è che manca il lavoro, ancor più nei paesi lontani dal lago: «Lavoriamo in sinergia con le Caritas e con altri enti del territorio, quali i banchi alimentari. Abbiamo una convenzione per ritirare il cibo avanzato in un centro commerciale ogni lunedì». Un obiettivo importante è quello di «evitare l’assistenzialismo. Per aiutare le donne a integrarsi, abbiamo quattro volontarie insegnanti che svolgono corsi di alfabetizzazione a piccoli gruppi. Ed è in via di realizzazione una nuova iniziativa: affidare alle famiglie un pezzo di terra da coltivare per farne un orto».
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