.jpg?width=1024)
Leone XIV in piazza San Pietro in mezzo a pellegrini da tutto il mondo per un evento del Giubileo - Vatican Media / CPP / fotogramma.it
Siamo molto grati a papa Francesco per aver indetto, all’interno del Giubileo, un momento dedicato ai movimenti, alle associazioni e alle nuove comunità in occasione della Pentecoste, come fece nel 1998 san Giovanni Paolo II quando volle incontrare per la prima volta in piazza San Pietro i movimenti ecclesiali. In quella circostanza, don Giussani intervenne dicendo che «il Mistero come misericordia resta l’ultima parola anche su tutte le brutte possibilità della storia». Un’affermazione che risulta drammaticamente valida oggi, nel momento in cui la guerra ha assunto dimensioni mondiali e le divisioni sembrano rendere impossibile il dialogo e l’incontro fra popoli e culture, anche all’interno della nostra società.
Proprio per questo, riconosciamo il valore profetico dei primi interventi di papa Leone XIV, che si è rivolto al popolo con le prime parole pronunciate dal Risorto: «La pace sia con tutti voi!», e non ha fatto mistero del sacrificio che implica il dono di una «pace disarmata e disarmante». Un richiamo, quest’ultimo, che riprende e sviluppa le posizioni espresse dalla Chiesa negli ultimi decenni, rispetto al quale intendiamo porci attentamente in ascolto per poterlo accogliere e fare nostro nelle sue ragioni profonde. L’elezione di papa Leone XIV ci fa assaporare la bellezza della continuità dell’esperienza cristiana nella guida della Chiesa pur dentro sensibilità che possono essere diverse. Nei suoi primi interventi dal soglio di Pietro, ma già nella sua biografia, paiono coniugarsi infatti la fedeltà alla dottrina tradizionale con lo slancio profetico sulle nuove sfide della modernità, ma anche l’impeto missionario e l’apertura umana verso chi è più lontano e debole.

Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione - .
Questo segnala l’azione dello Spirito Santo, che attraverso voci diverse comunica un unico annuncio, come del resto abbiamo potuto vedere in occasione del Conclave, nel quale una maggioranza molto ampia si è imposta in un tempo davvero molto breve, a dispetto di quanto non pochi commentatori avevano presupposto. Comunione e Liberazione è parte integrante di questa Chiesa in cammino e siamo entusiasti dell’invito di papa Leone a fare nostro quello che è il suo «primo grande desiderio: una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato» (omelia del 18 maggio in occasione dell’inizio del ministero petrino). Negli interventi pronunciati fino a ora, il Santo Padre ha infatti ripreso e sviluppato quanto già contenuto nel suo motto agostiniano ( in Illo uno unum), invitandoci incessantemente a essere uniti, in quanto Chiesa di Cristo, per essere «segno di pace per tutti, nella società e nel mondo» (Giubileo per le famiglie, 1° giugno).
In questo richiamo all’unità e alla pace riconosciamo una profonda continuità con papa Francesco, che nel corso dell’udienza concessa a Comunione e Liberazione nel 2022 ci aveva invitato appunto ad accompagnarlo nella «profezia per la pace», e successivamente ci aveva più volte richiamato all’importanza dell’unità. Emerge in maniera sempre più chiara che questo invito ha una rilevanza cruciale nel frangente storico attuale, dove proprio l’unità della Chiesa costituisce una profezia di pace in quanto segno della presenza carnale di Dio nel mondo liquido di oggi, anticipo del compimento della gloria di Cristo. Per questa ragione, ci sentiamo parte integrante di una Chiesa chiamata ad affrontare sfide nuove e complesse, che oggi ci invita a continuare a dedicarci all’educazione dei giovani, a cui don Giussani ha dedicato la sua intera esistenza, anche attraverso forme nuove. In particolare, credo sia necessario individuare percorsi educativi in grado di interagire intelligentemente con le nuove tecnologie, così che queste possano favorire lo sviluppo della dimensione relazionale della persona e non, al contrario, accentuare quella riduzione individualistica oggi in atto.
Mi sembra una condizione imprescindibile per l’edificazione di una società realmente libera. Attendiamo di poter ascoltare le parole che papa Leone XIV vorrà rivolgerci per poterlo seguire e camminare con lui. Fin da ora, siamo certi che la sua elezione costituisce un dono per noi cristiani ma anche per il resto del mondo, che attende – spesso senza saperlo – una certezza, un annuncio di speranza. Il nostro augurio è che questo Giubileo, dedicato appunto alla speranza, sia un’occasione per tutti coloro che, dentro e fuori la Chiesa, si metteranno in ascolto. Proprio su questo mi permetto un ultimo accenno. Parlare oggi di speranza sembra un’ingenua illusione, e sarebbe così se essa dipendesse dalle nostre capacità o performance.
Non a caso, don Giussani concludeva il suo intervento nel 1998 con queste parole: «L’esistenza si esprime, come ultimo ideale, nella mendicanza. Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo». Solo la certezza di un destino buono può fondare la speranza. È dunque una “povertà di spirito” il dono che desideriamo chiedere anzitutto per noi stessi, ed è questo l’atteggiamento con il quale, assieme a tutti gli altri movimenti, vogliamo partecipare alla Veglia di Pentecoste con il Santo Padre.
*Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione
oggi . Camminiamo nella Chiesa, segni di unità davanti al mondo Davide Prosperi Papa Leone XIV saluta i pellegrini domenica scorsa per il Giubileo delle Famiglie