
L'atrio delle Scuole Faes di via Amadeo a Milano
Un anno – il cinquantesimo – per confrontarsi con le intuizioni delle origini, mentre si mette mano al futuro: tra radici e progetti, il Faes è tutto dentro la realtà, lavorando per renderla migliore. Così l’ha vissuta da allievo e la vede il presidente Giovanni De Marchi.
Cinquant’anni di storia suggeriscono un confronto con lo “spirito” delle origini: in cosa il Faes è “come agli inizi”, e in quale aspetto vede oggi un sogno realizzato del piccolissimo nucleo di famiglie milanesi che fondarono la scuola?
«Mezzo secolo è poco per un’istituzione scolastica, ma basta per provare a fare un primo bilancio. Migliaia di alunni formati negli anni, e soprattutto migliaia di famiglie affiancate nell’educazione: questo è, probabilmente, il sogno che avevano i nostri sette fondatori, e questo è uno degli elementi che più distinguono le scuole Faes: riuscire a creare un ambiente di lavoro sereno in cui studenti, docenti e genitori lavorano insieme, dalla stessa parte, collaborando nell’interesse di ciascun bambino e ragazzo, in un clima di feconda crescita reciproca. Migliaia di ragazzi e di genitori si sono sentiti “a casa” al Faes in questi decenni, e credo che i fondatori si rallegrino per questo risultato, per così dire, “occulto”, più ancora che per i tanti premi e benemerenze (incluso l’Ambrogino d’Oro) conquistate dal Faes sul campo a causa della riconosciuta qualità della propria offerta didattica. In definitiva, oggi le Scuole Faes sono una sintesi riuscita tra tradizione e innovazione, un equilibrio che ci ha permesso di mantenere vivo lo spirito dei fondatori pur evolvendo con il tempo. È il forte legame con le famiglie e il loro ruolo attivo nell’educazione, che probabilmente rispecchia proprio quel “sogno” che i fondatori avevano: creare un ambiente dove la collaborazione tra scuola, studenti e genitori è alla base della crescita e della formazione di ciascun ragazzo. Inoltre, in un mondo che cambia rapidamente, con nuove sfide tecnologiche, sociali e culturali, il Faes è riuscito a rispondere con visione, mantenendo però una coerenza rispetto ai valori che hanno ispirato la sua fondazione. Questo spirito innovativo, pur nel rispetto delle radici, è quello che probabilmente permette alla scuola di affrontare le sfide contemporanee con la stessa energia che ha caratterizzato i suoi inizi».

Il presidente del Faes Giovanni De Marchi durante una manifestazione celebrativa per i 50 anni delle scuole - -
La famiglia protagonista del progetto scolastico: una scelta che accomuna il mondo delle scuole paritarie. Esiste un modo specifico in cui questa formula viene vissuta nelle scuole Faes?
«Nel Faes tutto, o quasi, ruota intorno a due perni che affiancano e sostengono l’offerta didattica: la figura del tutor da un lato – un docente assegnato, uno a uno, a ciascun alunno, che lo conosce meglio, che “gli vuol bene”, che parla coi genitori, che “lo difende” nei collegi docenti, che triangola con la famiglia; e la collaborazione tra genitori, che spesso sfocia in amicizie di lunga durata e che si manifesta sia nella condivisione di esperienze educative, sia in momenti di svago e ludici, sia – per chi vuole – anche nell’organizzazione di vacanze estive e invernali tra famiglie con figli di ogni età. Questo ha consentito di creare una vera e propria una comunità educante che – applicando il vecchio adagio sempre attuale per cui “per educare un ragazzo serve un intero villaggio” – crea una rete solida e duratura di legami tra famiglie. Questo tipo di comunità scolastica va oltre la relazione di tipo “cliente-scuola” e si trasforma in una vera e propria “alleanza educativa”, dove tutti si sentono parte di un progetto comune».

L'ingresso dei Licei Faes, nel quartiere Città Studi a Milano - -
Ascoltando le famiglie, quali aspetti della vostra proposta educativa avete particolarmente sviluppato, e su quali state immaginando il vostro futuro?
«Il mondo della scuola è in continua evoluzione e anche la famiglia italiana, in cinquant’anni, ha subìto profonde trasformazioni. Ma siamo dell’idea che i fondamenti restino invariati, e intendiamo proseguire la costruzione basandoci su di essi: educazione personalizzata; inclusività, intesa come facilitazione dell’accesso alla scuola a chiunque sia interessato, indipendentemente dalle disponibilità economiche (il Faes con grande fatica, eroga centinaia di borse di studio ogni anno); collaborazione tra famiglie; creazione di rapporti virtuosi tra scuola e famiglia (non condivideremo mai i facili e semplicistici slogan “fuori i genitori dalle scuole”); reti tra genitori che possano aiutarsi, migliorare, rafforzarsi e creare continuità. Non per nulla, una percentuale crescente di ex alunni iscrive i propri figli al Faes (abbiamo vari casi di docenti che hanno avuto come alunni i figli dei loro alunni di un tempo), e anche questo significa crescere, e – per il Faes, significa quasi “diventare nonni”. In particolare, la scelta di non limitarsi solo a chi ha disponibilità economiche, ma di offrire opportunità a tutti attraverso il sistema delle borse di studio, è testimonianza di un impegno verso una scuola aperta e accessibile. Questo aspetto non è solo un valore etico presente fin dalla fondazione del Faes ma anche una risorsa per l'intera comunità scolastica, che si arricchisce dalla diversità. Altro pilastro è la formazione permanente per docenti e genitori. La scuola è il luogo in cui si continua a crescere insieme. Per questo l'investimento in attività di formazione continua – che spaziano dalla didattica alla gestione del benessere psicologico degli studenti e delle famiglie – le conferenze, gli eventi, sono una risorsa preziosa per mantenere la scuola al passo con i tempi, senza mai sacrificare i valori su cui è fondata».