domenica 4 novembre 2007
Volersi male con brutte figure: un habitué pare Curzio Maltese. Sul "Venerdì" del giorno dei morti parte dai "margini di un'inchiesta di "Repubblica" sui 'Costi della Chiesa'" per piangere "La cultura laica rimasta senza casa", e scrive che "la santificazione di Padre Pio, che Giovanni XXIII giudicava un truffatore e una vergogna"è diventata il simbolo di una Chiesa conquistata alla logica della politica spettacolo che reagisce con furia quando si tratta di soldi e non di principi della fede". Due cose. La prima è l'autocitazione. Quell'"inchiesta" infatti, reticente nei numeri e ridicola per dimenticanze - come visto più volte qui - e che lui lamenta sommersa nel "silenzio" anche dei laici, era sua. Il suo stesso lamento poi mostra tanta "incultura". Un flop: con truffa e vergogna"Non ha letto infatti ciò che per scriverne dovrebbe aver letto, cioè che quel giudizio di Papa Giovanni su Padre Pio era basato su informazioni calunniose e false, e infatti cominciava così: "Si vera sunt exposita"(se sono vere le cose riferite)"La cultura di chi non legge non esiste: perciò "non trova casa". Vale anche - e dispiace - per Michele Serra che su "Repubblica"(27/10, p. p. 22) si basa sullo stesso falso, vuoto di informazioni e cultura, per annunciare "un baratro" tra "il culto del dolore di Padre Pio e il cattolicesimo sorridente di (papa) Giovanni, per lui "stimmate e fanatismo da una parte", "sorriso e luna piena sopra gli uomini di buona volontà" dall'altra. Si informi meglio sui due, Serra. In fondo è questione di "cultura". Salvo che sia di pregiudizio. Per Maltese la cosa è indubbia: frutto del volersi male"
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