sabato 3 novembre 2007
Libertà di pensiero sul pensiero altrui: Malpelo pensa che ieri ("Unità", p. 27: «Il Papa, i farmacisti e la libertà dell'individuo») il pensiero di Fulvio Tessitore, indignato per «l'esternazione del Papa a un gruppo di farmacisti», non sta in piedi. Infatti lo leggi e puoi pensare che il Papa abbia per caso incrociato per via i farmacisti, e invece erano i membri della Federazione Internazionale dei Farmacisti cattolici saliti in udienza in Vaticano per ascoltarlo. Ma perché Tessitore si indigna? Perché per lui la parola del Papa «viola evidentemente la dimensione politica dell'art. 7 della Costituzione che definisce la Chiesa e lo Stato indipendenti e sovrani, ciascuno nel proprio ordine». Ma no? Ma sì, insiste, e picchia sicuro: «Se il Papa ignora una legge dello Stato, e anzi invita a non tenerne conto, non c'è commento». Invece c'è, perché lui commenta per tre colonne, rimanda persino al Manzoni e scrive che «questo Papa è un convinto esaltatore del dogmatismo cattolico contrario al rispetto ["] e i suoi inviti sono gravi, pericolosi e tremendamente anacronistici». Basta? No. «Papa Giovanni ["] davvero uomo di fede incrollabile ["] lanciò la Chiesa nella sfida della modernità», ma Benedetto XVI è l'opposto: «dominato dalla paura ["] nella già dilacerata Italia di oggi sta ottusamente riaprendo una "questione religiosa"», cosa «pericolosa per l'Italia e per la Chiesa». Conclusione del Tessitore, benevolo: «Che Dio lo assista». Uniche quattro parole serie in un pezzo che non sta in piedi, come uno straccio tessuto "senza bastone". I latini lo direbbero "sine baculo", o anche "im-becillus".
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