giovedì 2 marzo 2023
Robert Frank aveva scattato una quantità di fotografie, e per riunirle in volume venne chiesto a Jack Kerouac di scrivere una breve prefazione. Il libro avrebbe avuto a titolo “The Americans”: contava scatti poi divenuti pietre miliari di un’iconografia dissacratoria, piena di disincanto rispetto all’imperante immagine trionfale del “sogno americano”. Frank aveva saputo cogliere volti interdetti e spigolosi, strade dritte proiettate su orizzonti ignoti e tutt’altro che rassicuranti, una società americana frammentata e alla ricerca di sé stessa. Scatti rubati, fotografie vere in modo lancinante, carpite viaggiando tra quarantotto degli Stati del Paese americano. Vero e proprio “on the Road”, di lì anche l’affinità con Kerouac: il quale in nome di uno stesso parallelismo creativo ebbe modo nella prefazione di ringraziare il Frank fotografo per il suo talento di saper cogliere la “everythingness”, un termine che si potrebbe tradurre come “tuttità”. Tra le pieghe e i chiaroscuri di un mondo più complesso dell’iconografia ufficiale, l’occhio di Frank aveva colto la tuttità. «Voglio dirti che tu hai occhi», Kerouac così conclude la sua osannante prefazione. Il complimento più semplice ma il più alto che possa venir rivolto a chi del proprio sguardo abbia fatto il senso dello stare al mondo. © riproduzione riservata
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