martedì 20 novembre 2007
Era "La Stampa" un signor giornale. Inizio di novembre 1977: entrai per la prima volta nella sua redazione romana su invito del caro e compianto collega Lamberto Furno, gran maestro di professionalità, che mi portò a salutare il vicedirettore Carlo Casalegno, esempio di dignità e coraggio, per questo pochi giorni dopo ucciso dalla Br con un colpo alla testa. Perché questa premessa? Per dire lo sdegno e la delusione, domenica, nel leggere la p. 19. Titolone fulminante come un colpo alla tempia, e tra virgolette: «Il vescovo al boss: sei un grande»! Lì sotto ancora un chiarimento: «Bregantini era presente al vertice di pace dopo la strage di Duisburg». Per capirci, il "vertice di pace" sarebbe stato una specie di incontro tra i capi delle "famiglie" della 'ndrangheta. Dunque il vescovo Bregantini collabora con la criminalità e ne esalta i presunti capi? Non basta. Sotto ancora: «Retroscena: pochi giorni fa il prelato è stato trasferito in Molise». Tutto chiarissimo, ma l'articolo che segue non lo è per niente: confusissimo, e con frasi di intercettazioni smozzicate qua e là. Ma con quel titolo, con quel sommario, con quel "retroscena" tutto è già a posto. Così noi della "Stampa" abbiamo sistemato, magari per conto terzi " chissà poi chi? " il "vescovo scomodo" che dava tanto fastidio a mafiosi e 'ndranghetisti potenti e prepotenti. Non so come reagirà monsignor Bregantini. Forse non reagirà, ricordando che le smentite sono bis della falsa notizia, ma fa pena che gli eredi di Casalegno ora sparino, loro, alla tempia dei coraggiosi. Che vigliaccata! È giornalismo, questo?
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