Quel ghetto a Rignano Garganico serve una preghiera a padre Pio
venerdì 28 agosto 2015
Il panorama dell’informazione ecclesiale on line che i miei robot-giornalisti mi ripresentano, dopo il riposo estivo, mostra i temi più forti in grande equilibrio tra di loro, con percentuali oscillanti tra l’11 e il 13%. È come se l’opinione pubblica nella Chiesa tenesse d’occhio tutti gli scenari principali, in attesa che la cronaca autunnale suggerisca su quale puntare: dalla preparazione del prossimo Sinodo sulla famiglia all’attività quotidiana di papa Francesco; dalla violenza religiosa in Asia e Africa a quelle emergenze sociali - immigrazione, accoglienza profughi - su cui gli uomini di fede non possono e non vogliono tacere (tinyurl.com/qj3eqpx).Tra queste ultime, la notizia, ancora non verificata, di un fatto purtroppo verosimile: la morte di un altro bracciante durante la raccolta dei pomodori. Con i rapidi collegamenti che la Rete consente, ho appreso che il luogo dove viveva, o ancora vive, il bracciante, originario del Mali, si trova a Rignano Garganico, in provincia di Foggia, ed è noto con il nome eloquente di 'Ghetto'. Avvenire vi ha dedicato un’inchiesta in due puntate ad agosto. I giornalisti sociali (qui un reportage del 2011 di Andrea Polzoni tinyurl.com/pyvmscq) e le organizzazioni umanitarie, dalla Caritas a Emergency, ben conoscono l’incredibile baraccopoli rurale. Col dubbio – ma lo sciolgo con un ultimo clic – che questo ghetto si trovi a pochi chilometri di distanza da un luogo del Gargano che invece gode di notorietà religiosa planetaria, per avervi esercitato il suo ministero, sino alla morte, padre Pio da Pietrelcina. Sto parlando di San Giovanni Rotondo.Ecco allora il mio sogno di fine estate: che le migliaia di pellegrini che oggi si recheranno a San Giovanni Rotondo affidino alla potente intercessione di san Pio anche la vita di questo bracciante, se ancora ne gode, e delle altre centinaia che vivono in quel vicino 'ghetto'. Perché il Padre che è nei cieli li custodisca malgrado la sofferenza che provano e perché tocchi il cuore di chi può riconoscere loro più dignità e più giustizia.
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