Il nuovo Annuario digitale dice ancora: "Salus tibi”

La novità della versione digitale dell’Annuario Pontificio, il confronto con quella cartacea, il gioco della memoria dei vaticanisti boomer
December 13, 2025
Il nuovo Annuario digitale dice ancora: "Salus tibi”
Alcuni volumi dell'Annuario pontificio
Chiedo scusa anticipatamente ai lettori se questa puntata di WikiChiesa comprenderà qualche riferimento personale, ma la notizia ecclesial-digitale da cui prende spunto è di quelle che in noi boomer mettono in moto, inscindibili dalle riflessioni, anche i ricordi. Mi riferisco all’attivazione – dallo scorso 8 dicembre, solennità dell’Immacolata – di una piattaforma digitale che traduce online l’“Annuario Pontificio”. Gli articoli che l’hanno ripresa dai media vaticani – qui su “Avvenire” ne ha scritto Filippo Rizzi (bit.ly/4ag7OIV) – non nascondono la familiarità dei “vaticanisti” con la versione cartacea dello strumento: un volume annuale (esce in febbraio) ponderoso, copertina rossa telata con titoli in oro, pagine in carta India con il segnacolo, caratteri piccoli e un uso accurato del corsivo e del grassetto. Contiene “tutte” le informazioni ufficiali su “tutte” le istituzioni della Chiesa cattolica: dal Dicastero per il clero alla diocesi di Kuala Lumpur, dalle suore Cappuccine della Madre del Divin Pastore alla nunziatura apostolica in Sudafrica. Per le sue prime pagine, negli anni recenti dei pontificati di Benedetto XVI e Francesco sono passate anche indicazioni significative sullo statuto del vescovo di Roma. Chi cura l’Annuario è l’Ufficio centrale di statistica della Chiesa in seno alla Segreteria di stato, la quale infatti, insieme al Dicastero per la comunicazione, detiene la genitorialità anche della nuova versione digitale.
Ma prima di commentarla vorrei dire cosa di personale mi lega all’Annuario. La rivista “Il Regno”, della cui redazione faccio tuttora parte, ne acquistava ogni anno una copia, che era riservata alla scrivania del direttore; quelle degli anni precedenti si succedevano nelle stanze degli altri membri della “cucina” redazionale secondo un criterio gerarchico, per poi confluire su uno scaffale comune dove si potevano trovare, e consultare con grande profitto, tutte le edizioni dal Concilio in poi. Cosa di cui divenni particolarmente esperto. La rivista chiese e ottenne, a metà degli anni Novanta, la collaborazione dell’Ufficio centrale di statistica della Chiesa per riprodurre in tabelle i dati delle diocesi (limitatamente a quelle italiane) riportati dall’Annuario. La visita che facevo ogni dodici mesi al gentilissimo monsignor direttore dell’Ufficio, il quale mi consegnava a mano il dischetto su cui erano stati estratti i dati, era per me un’occasione per percorrere, sotto lo sguardo vigile delle guardie svizzere, i corridoi del Palazzo Apostolico e visualizzare i luoghi nei quali si svolgeva una parte importante della vita di quella Santa Sede che poi, sulle pagine del Regno, avrei contribuito a raccontare. Così, nei primi anni dei miei laboratori di giornalismo religioso presso le Scuole di giornalismo portavo in aula l’Annuario e lo suggerivo agli studenti più orientati verso il vaticanismo, come uno strumento indispensabile.
In un tempo in cui attraverso qualche click ben indirizzato i motori di ricerca restituiscono sulla Chiesa e sui suoi membri qualsiasi informazione, comprese quelle imprecise o fake, e in cui più di un soggetto ha immaginato di poter usare un database per assistere, e possibilmente influenzare, nientemeno che i cardinali riuniti in conclave, a qualcuno sembrerà superfluo lo sforzo, certamente titanico, di tradurre in pagine web un librone color porpora che parla solo italiano. Io credo invece che ne sia valsa la pena: la versione digitale conserva gran parte delle virtù della sua progenitrice cartacea, e ne aggiunga altre. Per accedervi (bit.ly/3MUpShN) occorre abbonarsi: è un fatto positivo, perché pagare un servizio di questo genere ne garantisce la qualità, e il prezzo è contenuto. Presto arriveranno anche le app per smartphone e tablet. Il benvenuto è antico, «Salus tibi» seguito dal nome utente, ma l’home page è moderna: va subito al suo core business, chiedendoci quale dato stiamo cercando. Nessuno dei contenuti del cartaceo è stato sacrificato e il materiale è organizzato in maniera da renderlo abbastanza accessibile, perlomeno agli addetti ai lavori ai quali è dichiaratamente destinato. Certo la sola lingua italiana sarà d’ostacolo, ma non sono escluse, in prospettiva, edizioni in altre lingue. Un valore aggiunto è che, a differenza del volume, l’Annuario Pontificio digitale verrà aggiornato in tempo reale. Da apprezzare infine la raccomandazione, rivolta agli utenti, di segnalare problemi e suggerire migliorie: anche questo pezzo di Chiesa, nel suo piccolo, si apre alla partecipazione.

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