Un metodo sinodale e un messaggio popolare
Il Rapporto intermedio del Gruppo di studio sulla missione nell’ambiente digitale e il messaggio pastorale speciale diffuso online dai vescovi Usa

La Segreteria del Sinodo ha appena pubblicato i Rapporti intermedi dei Gruppi di studio costituiti da papa Francesco tra la prima e la seconda sessione del Sinodo 2021-2024. Tra essi figura anche, con il n. 3, quello su «La missione nell’ambiente digitale». Come già il Primo rapporto, presentato al Sinodo il 2 ottobre 2024 (ne ho riferito in questa rubrica bit.ly/3K2RIHC), anche questo Rapporto intermedio del Gruppo 3 (bit.ly/49nXQoj) si sofferma più sul metodo con cui si sta procedendo che sulle conclusioni alle quali si sta approdando. La premessa echeggia le risultanze sinodali: la «cultura digitale», che attende il contributo dei cristiani «a plasmarla», vi è descritta come «un ambiente vissuto e in continua trasformazione, che, a seconda delle forme che assume, modella a sua volta il modo in cui le persone instaurano e vivono relazioni, esprimono le proprie convinzioni e ricercano la verità». Pure il lavoro in corso è descritto come «sinodale», essendo stati consultati numerosi soggetti (istituzioni ecclesiali e singoli individui) intereressati. Dopo aver richiamato le domande-guida del Gruppo, si afferma che esse sono state approfondite in tre gruppi tematici: nel primo figurano 33 studiosi ed esperti della pastorale; nel secondo 12 esponenti de “La Chiesa ti ascolta”; nel terzo 11 giovani «cultori» della comunicazione della fede nel mondo digitale. Il riferimento alla sinodalità torna ancora nelle brevi parole conclusive del Rapporto: essa «non è solo un metodo, ma un percorso necessario per la presenza della Chiesa negli spazi digitali».
Analogamente al precedente, anche questo Rapporto intermedio è firmato da Kim Daniels, coordinatrice del Gruppo di studio, che conta altri otto membri. I quali tutti – tranne il maltese prof. Joseph Borg – provengono dai vertici dei dicasteri vaticani; tre sono italiani: Rino Fisichella, Paolo Ruffini e Antonio Spadaro. Daniels ha 57 anni e insegna presso il Dipartimento di teologia e studi religiosi della Georgetown University di Washington (bit.ly/48oxLo3), dove dirige l’“Iniziativa sul pensiero sociale cattolico e sulla vita pubblica”. Oltre a far parte del Dicastero vaticano per la comunicazione collabora o ha collaborato con la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB) e con varie altre istituzioni cattoliche su questioni in cui il magistero della Chiesa incrocia la vita pubblica. Il 28 luglio scorso è intervenuta nel corso del Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici, avviando un “working group” le cui risultanze rifluiranno nelle conclusioni del Gruppo 3. Sulle diverse reti sociali è titolare di propri account, nei quali aggiunge, semplicemente, «mamma» alle principali qualifiche professionali: X/Twitter (bit.ly/486rtYK; 3.500 follower), Linkedin (1.300), Facebook (800), Instagram (meno di 100). La sua postura lascia intendere più ascolto e osservazione che non attività “social” in prima persona.
Tra gli ultimi post su X di Kim Daniels spicca di gran lunga per visualizzazioni (246mila) e reazioni la condivisione di una recente iniziativa dell’episcopato statunitense che si è fortemente appoggiata sui social, ricambiata da grande popolarità. Si tratta di un “Messaggio pastorale speciale” sull’immigrazione, approvato nel corso dell’Assemblea plenaria d’autunno di cui “Avvenire” ha già riferito (bit.ly/43EbhNb). Vi si ribadisce la preoccupazione dei vescovi per come va evolvendo la situazione degli immigrati negli Stati Uniti e la completa solidarietà verso di essi e le loro sofferenze. Su YouTube (bit.ly/4oKK18d) il messaggio viene pronunciato integralmente, nel corso di un video di poco più di 4 minuti, da 18 diversi vescovi. Vestono tutti il clergyman (tranne il card. O’Malley, che porta come è sua consuetudine il saio francescano) e sono inquadrati a mezzo busto sul medesimo sfondo scuro: l’effetto è quello di tanti che parlano a una sola voce. Su TikTok (bit.ly/4oPkafd) e su Instagram (bit.ly/4i6QpEc) il video è abbreviato: meno di 80 secondi. Nei primi otto secondi scorrono rapidamente gli stessi volti, con la stessa inquadratura, mentre i sottotitoli ripetono la prima frase del messaggio e un ticchettio di sottofondo ne sottolinea l’urgenza. Poi sei vescovi pronunciano, sempre alternandosi, i primi due capoversi del testo, anche in questo caso con i relativi sottotitoli. Davvero significativi i numeri delle visualizzazioni, specie nella forma breve: solo sugli account ufficiali dell’USCCB assommano, mentre scrivo, a 3,5 milioni. Il messaggio è forte, e il mezzo per diffonderlo lo è altrettanto.
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