Produzione e mercato Il biologico sfida la crisi
domenica 10 settembre 2023
I prodotti biologici italiani hanno sempre più successo, anche se molto c’è ancora da fare. Ad iniziare dell’informazione sulle effettive qualità di questi alimenti, così come sul livello dei prezzi ancora troppo alto per molti. Tra i padiglioni del Sana di Bologna, di fatto la più importante manifestazione italiana di settore, i numeri positivi del comparto si sono confrontati con la necessità di far conoscere meglio che cosa davvero sia l’agricoltura biologica. Produzione e mercato, dunque. Stando ad una analisi Coldiretti, in Italia la superficie agricola utilizzata (Sau) destinata “a biologico” ha raggiunto un altro primato storico: i 2,3 milioni di ettari (+7,5%) pari a quasi ad un campo su cinque (19%) del totale della terra coltivata, con oltre 82.000 produttori agricoli, il numero più elevato tra i Paesi dell’Unione Europea. Di pari passo, sembra, vanno i consumi il cui valore di mercato è arrivato a quasi 5,5 miliardi (+9% nel 2023 rispetto allo scorso anno). I tre quarti degli acquisti riguardano i l’ambito domestico, il resto la ristorazione che sta conoscendo però una “crescita tumultuosa del +18% nell’ultimo anno”. Numeri certamente positivi, anche se Ismea (che ha tra i compiti quello di monitorare i mercati), sempre al Sana ha fatto notare che gli acquisti domestici nel 2022 hanno “segnato il passo” e che gli alimenti biologici hanno ridotto il loro peso sul totale della spesa per alimenti e bevande degli Italiani. Per questo, attorno agli andamenti di mercato e alla conoscenza reale del prodotto si sono concentrate le attenzioni dell’Istituto. Perché, a quanto sembra, oltre a quella degli aspetti economici, l’altra palla al piede del biologico è proprio la conoscenza delle loro caratteristiche. Stando ai risultati delle indagini condotte da Ismea, in Italia gli alimenti biologici soffrono ancora di molti problemi: scarsa conoscenza da parte dei consumatori dell’euro foglia (il marchio comunitario che contrassegna i prodotti biologici), la richiesta di maggiori garanzie, un prezzo percepito ancora troppo elevato rispetto al prodotto convenzionale, una grande confusione tra i consumatori indotta da scaffali e confezioni sempre più affollati di simboli e scritte che promettono alcuni dei valori distintivi del biologico magari senza poi averli davvero.
Meno di un italiano su tre conosce il vero simbolo del “bio”; più di 1 su 2 è invece convinto che basti la semplice scritta “biologico” come garanzia per l’acquisto di questo tipo di prodotto. Su tutto, infine, il prezzo elevato degli alimenti biologici rappresenta sempre un freno a un consumo più ricorrente. È sulla base di tutto questo che Ismea – insieme ministero dell’agricoltura, Federbio, Assobio e Alleanza Cooperative Agroalimentari – ha lanciato una campagna di informazione con video e azioni sui social (#Ioparlobio) che ha un obiettivo: spiegare e far capire cosa davvero sia la produzione agroalimentare biologica. In attesa degli effetti di una maggiore informazione, rimane per ora l’ottimismo dei produttori. I coltivatori affermano: «Il logo nazionale del biologico made in Italy previsto dalla legge di settore e la possibilità di realizzare importanti contratti di filiera anche per il biologico, contribuiranno ulteriormente ad uno sviluppo sempre più sostenibile delle filiere agroalimentari». Su tutto, comunque, l’ultima parola l’avrà il mercato. © riproduzione riservata
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