sabato 20 ottobre 2007
"L'invettiva del Papa contro il lavoro precario"! Titolo ieri del "Tg2" delle 13. "Invettiva"? Solita mania laica: se un prete dice "no" non è "no", ma attacco, anatema, invettiva. Serve una "regolata". Del resto essa sarebbe anche necessaria al nuovo segretario del nuovo Pd: deve proteggersi, se può, non tanto da "nemici" e "avversari", ma dai pretesi "amici" e compagni che accorrono in soccorso al vincitore. Sull'"Espresso" in edicola (25/10, p. 21) Edmondo Berselli descrive bene "Il dilemma di Walter": "Senza la sinistra oltranzista non si vince, (ma) con essa non si governa". Verissimo, anche in un'altra prospettiva. C'è in giro gente che " s'intende, amichevolmente " chiede a Veltroni di troncare il "nodo dei rapporti con la Chiesa" (Michele Serra, "Repubblica", 17/10, p. 30), di rifiutare il "monopolio dell'etica" (Gian Enrico Rusconi, "La Stampa", 18/10, p. 1), di "colmare il deficit di laicità" (Barbara Pollastrini, "Unità", 14/10, p. 3 e Dacia Maraini, "Unità", 15/10, p. 8). Il guaio è che tutti questi intendono "laicità" non come pluralismo di scelte di coscienza, ma solo come scelta opposta a ciò che "pretendono i preti". E così sul "Manifesto" (18/10, p. 2) Nicola Tranfaglia ammonisce Veltroni a non rifare "Un partito di democristiana memoria": "demo" sì, però solo anticristiana. Ma l'ammonimento assordante in pratica è l'infanticidio in culla del neonato Pd. Stia attento, il neosegretario. Ormai è lezione di 60 anni di storia della Repubblica, prima e seconda senza differenze: con questi "consigli" di amici e compagni in Italia "né si vince, né si governa".
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