La Chiesa che si parla in Rete: il peso della Storia e delle storie
domenica 12 luglio 2015
​Ho letto con interesse, pensando
alla Chiesa che racconto qui, la
sintesi della lezione «La missione nel continente digitale» che Christian Albini ha tenuto allo Studio teologico interdiocesano di Reggio Emilia, riportata sul suo blog "Sperare per tutti" (http://tinyurl.com/p7qc3k4). Il passaggio che mi interpella è quello in cui egli rileva come «limite» il fatto che sul web «la maggior parte delle energie finiscono ancora per concentrarsi sulle questioni ad intra», ritenendolo «segno di una Chiesa ancora troppo presa da se stessa e dalle sue divisioni e non abbastanza capace di partecipare alla "conversazione del mondo" senza logiche apologetiche o di parte (che fanno rumore, ma non raccolgono niente), portando la carica umanizzante del lievito evangelico». Da questo punto di vista, il viaggio di Francesco in America Latina, che mentre volge al termine vede salire l’interesse della Rete dell’informazione ecclesiale al 50%, parrebbe
dargli ragione, a misurare la quantità di bytes (kilo, mega o giga?) impegnati, almeno in Italia, intorno al crocifisso su falce e martello disegnato da padre Espinal e donato dal presidente boliviano Morales al Papa. Io vorrei continuare a vedere il bicchiere mezzo pieno. Certo che se quando parliamo tra di noi finiamo per offenderci, agevolati in ciò da alcuni tratti specifici delle relazioni digitali, non siamo testimoni credibili, perché dell’amore che proviamo gli uni per gli altri mostriamo solo, per così dire, il lato pedagogico: ti "amo" tanto che "odio" vederti sbagliare…
Ma è certo anche che sulla Chiesa e sui suoi figli la Storia, e le storie personali, pesano, e che in America Latina tale peso si chiami «disuguaglianze sociali» era detto perfettamente nella preghiera proposta dal Papa in ccompagnamento del viaggio (http://tinyurl.com/ojfveo2). Mostrarsi curvi sotto tale peso è più onesto, credo, che fingere di non sentirlo.
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