Come cambia la Corte dei Conti dopo il "sì" del Senato

I sì sono stati 93, i no 51, gli astenuti cinque (tutti di Italia viva). Polemiche sul “doppio tetto al risarcimento” e sul controllo preventivo "a chiamata"
December 27, 2025
La sede della Corte dei Conti a Roma
La sede della Corte dei Conti a Roma /Ansa
Non è la Finanziaria eppure il Senato si riempie parecchio in un sabato a ridosso di Capodanno per il via libera definitivo alla riforma della Corte dei conti. Il nulla osta arriva con 93 voti favorevoli, 51 contrari e 5 astenuti (opzione scelta da Italia viva). Per votare “sì” al ddl che porta la firma del ministro meloniano Tommaso Foti arrivano molti colleghi dell’esecutivo: da Matteo Salvini (Infrastrutture e Trasporti) ad Anna Maria Bernini (Università), passando per Paolo Zangrillo (Pubblica amministrazione), Nello Musumeci (Protezione civile) e Roberto Calderoli (Autonomia). Un testo in apparenza snello – sei articoli appena – che però cambia di fatto volto all’organismo di giurisdizione contabile.
Nel mirino dei contrari finiscono soprattutto il “doppio tetto al risarcimento” e l’ampliamento del controllo preventivo. Con la prima modifica, il dipendente responsabile potrà pagare al massimo il 30% del danno causato e in ogni caso la somma non potrà essere superiore a due anni di stipendio lordo. Questo limite non si applica nei casi di dolo.
La seconda novità è l’ampliamento del controllo preventivo che diventa “a chiamata”: in caso di dubbi, un dirigente potrà chiedere un parere oppure sottoporre direttamente l’atto alla sezione di controllo della Corte, che avrà 30 giorni per rispondere. Se non arriva una risposta in tempo, scatta una sorta di silenzio-assenso: il parere si intende favorevole e il richiedente va esente da ogni responsabilità. Per il centrodestra, si tratta di misure necessarie per evitare la “paura della firma” che spesso blocca la burocrazia. Un’autostrada aperta a possibili abusi è invece la replica delle opposizioni e dell’Associazione magistrati della Corte dei conti. Quest’ultima in una nota durissima parla di «pagina buia per tutti i cittadini» e di «passo indietro nella tutela dei bilanci pubblici» che «inaugura una fase in cui il principio di responsabilità nella gestione del denaro dei cittadini risulta sensibilmente indebolito». Dibattito acceso anche il aula: per il dem Alfredo Bazoli «la responsabilità per i danni arrecati alle istituzioni da scelte errate esce fortemente limitata da questa riforma». Mentre per Roberto Cataldi (M5s) «la paura della firma è solo una scusa, come per la cancellazione dell'abuso d'ufficio». I renziani, pur parlando di «testo sciatto» (così Ivan Scalfarotto), scelgono di astenersi mentre per Azione non c’è nessuno.
La replica ai cronisti viene affidata ad Alfredo Mantovano che nei mesi scorsi ha seguito in prima persona il dossier. Il sottosegretario a Palazzo Chigi smentisce ritorsioni dovute al recente stop della Corte dei conti al Ponte di Messina. «Non c'è nessuna vendetta perché l'iter di questa riforma parte all'incirca due anni fa – spiega Mantovano – in Senato è approdata a marzo, vi è stata una serie di audizioni: legarla al provvedimento della magistratura contabile sul Ponte sullo Stretto, intervenuto poco più di un mese fa, mi sembra, per usare un eufemismo, una forzatura». Mantovano passa poi alle polemiche sul “doppio tetto”: «Per un dipendente pubblico rimanere per due anni senza stipendio non è una cosa così leggera» e in ogni caso «occorre decidere se essere ipocriti o meno, perché siamo stati abituati ad accertamenti contabili stratosferici, il cui solo limite era di non andare mai a compimento se non per minime parti» (il sottosegretario parla di una media del 10% di importi recuperati), «questa è una strada di ragionevolezza». In ogni caso «chi commette dei fatti con dolo che hanno rilievo contabile risponde al 100%, anzi con le maggiorazioni previste». Se queste modifiche entrano subito in vigore, rimane ancora da attuare la seconda parte della riforma che prevede la riorganizzazione complessiva della Corte, accorpando le sezioni regionali e introducendo la separazione tra magistrati contabili requirenti e giudicanti. Secondo Mantovano il nuovo assetto aiuterà ad assorbire le molte richieste di controllo attese con la riforma. Nella legge infatti sono previste «un insieme di deleghe al Governo per riorganizzare le forze in campo, visto che finora c'erano sezioni territoriali non particolarmente impegnate, usando un eufemismo. Chi finora è stato impegnato sul lato giurisdizionale troverà maggiore carico sul lato del controllo». Fino alla replica all'associazione dei magistrati contabili: «C'è il massimo della disponibilità al confronto, come c'è stato finora, anche se forse qualcuno se n'è dimenticato. Ma rispetto al testo originario le modifiche da loro suggerite sono state raccolte, perlomeno in una parte significativa».
Il ddl viene approvato nel primo pomeriggio, i senatori abbandonano alla spicciolata l’Aula per tornare a godersi le vacanze. Le tensioni sulla giustizia, invece, sono destinate a ripresentarsi puntuali nel 2026, a partire dal referendum che punta soprattutto alla separazione delle carriere. Mentre il ministro della Giustizia Carlo Nordio negli scorsi giorni ha annunciato come in cantiere ci sia già una riforma del processo penale, cominciando dalle restrizioni alla carcerazione preventiva. Questo finale di 2025 in Senato insomma sembra un antipasto del menu del prossimo anno.

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