mercoledì 14 novembre 2007
«L'orgia dei buontem-
poni»: nelle letture liturgiche suonava così un testo di Amos profeta che nella nuova traduzione Cei cambia in "l'orgia dei dissoluti", ma che molti giornalisti "pietosi" hanno subito adottato. Come aprifila le Agenzie che titolano "Via l'Ave Maria (!?)" " eccezione lodevole l'Agi, che cerca di chiarire " poi ieri soprattutto nei titoli ecco "l'orgia". Difficile però dirla "dei buontemponi". In genere in redazione i titolisti dovrebbero essere i più esperti, ma quando si tratta di Chiesa e religione risultano analfabeti, o spesso anche avvelenati. Eccola, dunque, "l'orgia": "Cambia l'Ave Maria" E il Padre nostro non ci indurrà in tentazione" ("Repubblica", p. 1 e 42), "La Cei aggiorna l'Ave Maria"" ("Il Messaggero", p. 16), "L'Ave Maria è invecchiata" ("Libero", p. 21), "E Ave Maria va in soffitta" ("Unità", p. 10), "Liturgie e parole: cambia l'Ave Maria" ("Il Mattino", p. 17). La palma del peggiore a "La Stampa", p. 1 e 23: "Via Ave Maria"! e "Mai più Ave Maria. Cambia il testo delle preghiere più comuni"! Il lettore comune, se non indifferente alla cosa, rimane sbalordito. Ma come? Cambiano le preghiere più note? E come faccio a dire l'Ave Maria? E anche il Padre Nostro? In realtà il discorso è semplice: nel nuovo Lezionario liturgico, quello i cui testi si leggono durante la Messa, quando come Vangelo capita il testo di Luca il saluto dell'Angelo suonerà così: "Rallegrati, piena di grazia!" E così cambieranno anche molte altre traduzioni: stop. Che dire? Certi colleghi davvero pietosi, ma non perché adottano un testo abolito. No. Fanno proprio pietà!
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