Fondi agricoli, la rivoluzione Pac
sabato 5 febbraio 2011
La nuova futura Politica agricola comune (Pac), potrebbe rivoluzionare l'assetto dell'agricoltura italiana. Si tratta di un'eventualità di non poco conto: in gioco c'è la dotazione finanziaria di cui l'Italia potrà avvalersi dal 2013 in avanti e come questa sarà distribuita fra comparti e regioni. Tutto dipende dai criteri di calcolo delle risorse. Un particolare tecnico che, tuttavia, potrà avere enormi risvolti operativi e politici. A sollevare la questione è stata Nomisma che ha approfondito il tema partendo dalla necessità " già dichiarata " di riformulare il cosiddetto regime dei pagamenti diretti, cioè la modalità con la quale gli agricoltori riceveranno gli aiuti e Bruxelles interverrà sui mercati.
In gioco ci sono circa 45,8 miliardi che fanno parte del "primo pilastro della Pac" cioè quelli utilizzati dal Fondo europeo di orientamento e garanzia per finanziare i pagamenti diretti agli agricoltori e le misure di gestione dei mercati agricoli attuate nell'ambito delle Organizzazioni di mercato. Stando alle prime anticipazioni sulle modalità di ripartizione fornite dalla Commissione Ue, e usate dal centro studi bolognese per una simulazione, di questo tesoro l'Italia potrebbe perdere nella ripartizione il 23% se i calcoli fossero fatti solo in base alla superficie agricola utilizzata, ma ne guadagnerebbe se invece la base di calcolo fosse rappresentata dal valore della produzione agricola (+33%) o dall'occupazione (+9%). Ma il dato più interessante è un altro e riguarda " come si è detto " i singoli comparti e le regioni. Dal criterio basato sulla superficie, infatti, ne beneficerebbero soprattutto regioni come il Trentino Alto Adige, la Sardegna, l'Abruzzo o la Toscana; al contrario Puglia, Calabria, Lombardia e Veneto, rischierebbero di perdere fino alla metà delle loro attuali cifre. Una rivoluzione con evidenti riflessi sui programmi di investimento regionali e su quelli delle singole imprese, che si ripercuoterebbe anche sui comparti produttivi. Secondo Nomisma, «il calcolo di un valore di pagamento diretto per ettaro di superficie forfettario per tutta Italia condurrebbe parallelamente a rilevanti trasferimenti di risorse tra le imprese: quelle zootecniche, bieticole, tabacchicole (o specializzate nella coltivazione di pomodoro da industria) vedrebbero ridursi notevolmente il plafond di aiuti diretti mentre al contrario le imprese frutticole e vitivinicole diventerebbero beneficiarie di nuove risorse». Conflitto fra Stati, ma anche fra comparti che potrebbero veder mutare radicalmente i propri orizzonti. Insomma " al di là dei numeri " emerge con chiarezza una circostanza: ancora una volta il cambio della politica europea potrà spostare l'asse di sviluppo agricolo non solo all'interno dei singoli Stati, ma anche fra i diversi componenti del'Unione. Certo, hanno ragione i ricercatori di Nomisma a sottolineare la teoricità delle simulazioni. Rimane però l'indicazione di fondo: la battaglia per la nuova Pac sarà aspra e sarà una lotta nella quale la politica italiana dovrà farsi valere.
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