sabato 17 novembre 2007
Esultanza continua a Radio Radicale per la moratoria Onu sulla pena di morte, ma silenzio sui "5 milioni di firme raccolte in 153 paesi dalla Comunità di S. Egidio", determinanti per l'esito. Ieri per fortuna lo ricorda "La Stampa" (p. 12). Stranezza invece sul "Secolo XIX" (p. 23): Saverio Vertone, sotto un titolo già catastrofico " "La Chiesa corregge l'Ave Maria, ma cambiando le parole spesso si rischia l'ipocrisia del linguaggio" " scrive che "sparisce l'Ave Maria, sostituita con 'rallegrati Maria'", che evoca l'"Allegria!" di Mike Bongiorno, e aggiunge che "la Cei non sembra essersi accorta che tra l'Ave Maria e il rallegrati Maria c'è uno spazio in cui potrebbe intrufolarsi Crozza"! Davvero? La Cei con ragioni di filologia ha corretto solo la traduzione del testo di Luca letto nella liturgia, da "ti saluto, Maria" a "rallegrati Maria", ma "l'Ave Maria" resta tale e quale. Perché si scrive di ciò che si ignora? E perché nel caso si sfoggiano citazioni classiche e filosofiche, da Platone a Hobbes e a S. Agostino per sentenziare che "l'unica definizione del tempo accessibile alla comprensione umana" è la "distensio animae (dilatazione e contrazione dell'anima)" di Agostino stesso? Opinione legittima, ma con quell'"unica" di troppo. Non è infatti "comprensibile", p. es., anche "mensura motus rerum" (misura del cambiamento delle cose)" che San Tommaso dà e illustra tante volte? Su queste basi sprovvedute accusare la Chiesa di "ipocrisia del linguaggio" pare ridicolo. Come questo titolo ieri su "Libero"(p. 12): "Il sogno segreto del Papa: scrivere un libro sui gatti". Ma va là!
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