domenica 11 novembre 2007
Sempre fissi su Chiesa, preti, Papa e Vaticano non resistono, e traboccano. Giovedì annoti che nelle "Lettere" di "Repubblica" Augias non parla male di fede, Chiesa e preti e subito eccolo ("Venerdì", p. 147) che racconta un libro di Antonio Di Pierro (non "Mani pulite": r in più, t in meno), "L'ultimo giorno del Papa re", facendone una specie di radiocronaca estatica " titolo: "La caduta del papa re minuto per minuto" " in cui annuncia felice la fine del potere" temporale. Per quello spirituale ancora non è tempo, e si vedrà" Non ho letto il libro, ma sarebbe interessante sapere se dentro si annota anche la storia del tenente napoletano che sparò il primo colpo di cannone contro Porta Pia, Carlo Amirante, poi diventato cristiano e prete tra i poveri di Napoli fino al 1940, e del quale è in corso il processo di beatificazione. Noto però che nello scritto di Augias spicca il rilievo che "il popolino assiste con passività plebea all'arrivo dei nuovi occupanti, o liberatori. Solo pochi intellettuali vedono finalmente realizzato il sogno di Cavour, Garibaldi e Mazzini". È sempre così: i maestri laici del pensiero sanno subito ove sono progresso e sol dell'avvenire, ma ieri come oggi la massa dannata del "popolino plebeo" " bel tocco di"classe! Ndr " non segue, resta sempre dalla parte sbagliata, quella dei preti, e le raccomandazioni paterne sono vane. Ultimo esempio? Sabato sul "Corsera" Sergio Romano: "Corano e Bibbia: attenzione, usare con cautela". A chi ricorda i mille passi di violenza del Corano, lui cita "la Bibbia" in sei brani di Esodo e Giosuè. C'è altro, nel Nuovo Testamento? Boh!
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