Come rendere feconda un’estate anche digitale
venerdì 30 giugno 2023
È di nuovo tempo di vacanze. Di giorni nei quali noi genitori saremo più a contatto con i nostri figli. Non più divisi da impegni scolastici e lavorativi. Non più insieme magari solo per poche ore o a cena. Tutti però con sempre vicino un cellulare. Tutti immersi nel digitale. Ormai, come dice il filosofo Luciano Floridi, siamo tutti «onlife». Cioè, mescoliamo di continuo analogico e digitale, fisico e virtuale. E tutto ha conseguenze reali. Anche per come ci sta cambiando nel modo di comunicare, di interagire, di apprendere, di vedere il nostro corpo e di guardare il mondo e gli altri. Eppure molti di noi sono ancora convinti che il problema sia solo dei ragazzi. Quelli che vivono attaccati ai cellulari. Poi guardi gli studi (nel digitale tutto si misura) e, per esempio, scopri che la differenza di tempo che un over 40 passa sui social rispetto a un adolescente è di qualche decina di minuti. Per non parlare del numero di volte nel quale (anche) noi adulti guardiamo il telefono a tavola, con la scusa che stiamo facendo una cosa importante («è per lavoro»). Da genitori magari di figli adolescenti per non buttare via questi tempo d’estate abbiamo innanzitutto bisogno di darci delle regole che valgano per tutta la famiglia. Non servono rivoluzioni ma piccole cose efficaci: per esempio, chi prende in mano il cellulare a tavola versa 1 o 2 euro a una cassa comune che sarà usata per fare qualcosa di concreto insieme. Altra piccola regola: in certi momenti della giornata (una passeggiata, il riposo pomeridiano, un gioco...) tutti i cellulari vanno spenti. Altra piccola cosa che possiamo fare: ogni giorno ognuno, grande o piccolo che sia, deve sforzarsi di condividere sui social che usa abitualmente qualcosa di bello che ha letto o visto. Insegniamoci reciprocamente a condividere il bello e il buono e non solo il pettegolezzo, la polemica o lo scandalo. E
ancora: sforziamoci di rispettarci di più. Noi genitori proviamo a interessarci seriamente su come i nostri figli usano il digitale e perché preferisco questo o quel social, questa o quella app. Facciamoci raccontare da loro chi sono gli influencer che seguono e perché. Senza avere fretta di giudicare. Senza correre a bollare ciò che fanno, vedono o ascoltano come scemenze (magari lo solo, ma dirlo subito spegne qualunque possibilità di dialogo).
Ai ragazzi invece chiediamo di rispettare i meno giovani che magari si muovono nel digitale con più difficoltà di loro. Insomma, sforziamoci tutti di coltivare il dialogo e il rispetto per gli altri. Che non significa accettare ogni cosa e ogni idea allo stesso modo, come se tutto fosse uguale ma convincerci una volta per tutte che non tutti la pensano come noi e che soprattutto nessuno cambia idea se anche lo aggrediamo sui social. Il dialogo ha bisogno di tempo e di pazienza. Se quel giorno o in quel momento non ne abbiamo a sufficienza meglio lasciar parte. Per il bene di tutti. Ci restano due cose importanti da fare. La prima è coltivare la curiosità. Non accontentiamoci del primo risultato o del primo argomento che ci propone l’algoritmo. Cerchiamo più voci, non tanto per cercare quella che più si avvicina alla nostra idea ma per provare a trovare quella che può stimolarci di più. Se c’è una cosa che il digitale sta spegnendo in ragazzi e adulti è la capacità di non accontentarci. Tutti siamo orgogliosi della nostra unicità, ma poi tendiamo a
omologarci. Nell’abito come nelle idee. Proviamo allora a scompaginare le cose. E un giorno chiediamo ai nostri figli di farci vedere qualcosa di importante che li ha colpiti e poi proviamo a farlo noi stessi. Infine, avere successo (anche solo a colpi di like) fa piacere a tutti. Ma per farlo cerchiamo di non svenderci e di non sfruttare gli altri. Si chiama rispetto. © riproduzione riservata
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