martedì 8 maggio 2012
Forse succede di rado, ma accade, che qualche bambino all'asilo, anziché essere coccolato, venga percosso. Non dai compagni ma da un adulto. Ma la violenza verso i piccoli non è meno brutta se, anziché picchiarli, li si umilia. Forse è addirittura peggio. I bambini amano essere lodati e sono grati all'adulto che li incoraggia a fare meglio, che capisce le loro debolezze e rispetta i loro sforzi per osservare le regole che rendono più facile e bello lo stare insieme. I bambini piccoli si muovono a tentoni nel mondo, hanno tante cose da scoprire, tante da capire. La loro grande vitalità li rende a volte impacciati e imprecisi nei gesti e nei movimenti cui si abbandonano quando corrono e quando giocano. Per loro è difficile controllare anche la voce. Sia quando sono felici, sia quando piangono, devono urlare al mondo la forza dei sentimenti che li scuotono. Piano piano, ora con fatica ora con entusiasmo, percorrono la loro strada nel mondo che un giorno li ha accolti e che ha il dovere di sostenerli quando cadono e di curarli quando si fanno male. A cominciare dall'asilo, dove imparano a distinguersi tra loro e a specchiarsi negli altri. Tocca agli adulti, con calma ed equilibrio, capire fino in fondo l'avventura del crescere che si svolge sotto i loro occhi. Penso ai bambini e non posso fare a meno di pensare anche a quegli anziani che in alcune cosiddette residenze per loro subiscono torti e violenze. Carichi d'anni, privi di forze, inermi e bisognosi di tutto, a volte finiscono nelle mani di adulti che si comportano come autentici aguzzini. Adulti che hanno dimenticato la pietà per gli indifesi, che non sanno più asciugare una lacrima, che non sanno dare una carezza, che non sanno leggere negli occhi un dolore immenso: quello dell'abbandono, della solitudine , dei rimpianti. Vedere in televisione le facce smarrite di quegli anziani, fa davvero male. Sono uomini e donne che vorrebbero avere intorno figli ai quali parlare, nipoti ai quali raccontarsi, vicini ai quali chiedere sguardi fiduciosi sul declinare della vita. Siamo deboli soprattutto all'inizio e alla fine della nostra avventura umana, e a nessuno dev'essere consentito di approfittare della nostra fragilità per ferirci.
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