scaffale basso
giovedì 8 gennaio 2015
Correre in
bici per lui è stato un po’ come andare in guerra. Una battaglia - forse anche
una malattia - per tutta la vita, con le camere d’aria incrociate sul petto
come le cartucciere, lo slancio di chi vuole vincere e mai arrendersi, vedendo
la paura senza mai guardarla per davvero. Pedalare sopportando la fatica, i
dolori alle gambe, il freddo e il vento che taglia la pelle, il sudore che si
attacca al corpo,  il fiato sempre sul
punto di finire, arrancando per salite ripide come muri e volando per discese a
strapiombo senza mai toccare i freni; mille pensieri in testa, l’immaginetta di
Santa Teresa sul cuore. La vita di Gino Bartali è stata quella di un uomo che
ha saputo seguire la propria passione, con tenacia irrefrenabile ma anche con
l’umiltà di chi sa che i traguardi ti vengono incontro solo se te li guadagni.
E lui, che non per nulla è stato un grande campione – uno dei più grandi di cui
lo sport italiano può vantarsi - le vittorie le ha sempre cercate e trovate con
la fatica dell’allenamento, l’ostinazione fino alla cocciutaggine. E’
avventurosa quanto un romanzo la vita di Ginetto Bartali, classe 1914  toscanaccio di Ponte a Ema, in provincia di
Firenze, detto anche Ginettaccio per il suo carattere un po’scontroso e
polemico ma schietto, ruvido quanto la sua voce roca e profonda. E così la scopriamo
grazie alla scrittura immediata e autentica di Antonio Ferrara tra le pagine di
La corsa giusta (Coccolebooks Edizioni;
10 euro) un libriccino che in 128 pagine incrocia autobiografia e romanzo in un
tutt’uno di vera grazia. Così ci entra nel cuore Gino Bartali, campione d’altri
tempi, fuoriclasse della bici, uomo provato da tanti dolori, riconosciuto dallo
Stato d’Israele Giusto tra le Nazioni per aver salvato la vita a tanti ebrei
durante le persecuzioni dell’ultima guerra. Uno che il bene lo faceva senza
dirlo, che sulla strada come nella vita ha sempre saputo rialzarsi con coraggio
e dignità a ogni caduta. Imperdibile, dai 12 ai 99 anni. E anche più.

Quando i
bambini arrivano accompagnati da un Vecchio è chiaro che lì, è il nostro
pianeta, è successo il finimondo. Cosa non è chiaro, ma di certo qualcosa di
irrimediabile, la catastrofe forse nucleare che ha spazzato l’era dell’umanità
costringendo pochi superstiti a trovare scampo e rifugio su altri mondi. Ma ora
è tempo di un ritorno qui su questa Terra che conserva accanto alla bellezza di
una natura rimasta intatta, i resti del disastro, le vestigia di una civiltà
interrotta bruscamente. Gruppi di bambini e ragazzi, orfani messi in salvo nel
day after in un altrove non definito, tornano a ripopolarla guidati da un
Vecchio, un adulto sopravvissuto che attraverso i ricordi e l’esperienza
passata, ha il compito – una vera Missione programmata e solo temporanea - di
traghettarli nella loro nuova vita, per poi farsi da parte. Un inizio, in
diversi luoghi del Pianeta, come doveva essere stato quello dei primi uomini in
un eden che dovrà di nuovo essere addomesticato. Per i bambini tutto è una
scoperta, perché della vita precedente non sanno nulla; ogni cosa racchiude un
mistero e il Vecchio ha il compito di aiutarli a cavarsela da soli, senza
sostituirsi mai a loro, come fuor di metafora toccherebbe fare agli adulti nei
confronti  di ogni infanzia. Senza proporre
un vero seguito a Bambini nel bosco
finalista al premio Strega 2010 – con La
fine del cerchio
(Fanucci Editore; 12 euro) Beatrice Masini torna a
immergerci in un futuro distopico e fantascientifico ma ancora profondamente
umano, esplorando attraverso ogni scoperta dei bambini, le sottili pieghe
dell’animo, la meraviglia che si unisce ai timori, al coraggio, alla
solidarietà, all’affetto e alla voglia di conoscere e di esplorare. Davvero
l’eden che abbiamo avuto in dono, ma non sempre abbiamo conservato con
rispetto. Non sappiamo se anche questi figli del futuro, generosi e altruisti,
commoventi a osservarli uno per uno, lanciati in avanti come le frecce vive di
cui parla la poesia di Kahlil Gibran, partiti dall'avere tutto
ai propri piedi, innescheranno la solita storia. La nostra vecchia storia. Dai
14 anni.


 
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