mercoledì 11 giugno 2025
Al centro della catechesi l’«invito a mettere davanti al Cuore di Cristo le parti più fragili». La presenza di un gruppo di bambini ucraini arrivati da Kharkiv con la Caritas greco-cattolica
Papa Leone XIV saluta i pellegrini in piazza San Pietro prima dell'udienza generale

Papa Leone XIV saluta i pellegrini in piazza San Pietro prima dell'udienza generale - Reuters

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È un invito a gridare al Signore quello che arriva da Leone XIV durante l’udienza generale di questa mattina. Un grido per far arrivare in cielo le sofferenze e le fragilità. «Portiamo con fiducia davanti a Gesù le nostre malattie, e anche quelle dei nostri cari, portiamo il dolore di quanti si sentono persi e senza via d’uscita. Gridiamo anche per loro, e siamo certi che il Signore ci ascolterà», dice il Papa davanti a una piazza San Pietro affollata di pellegrini. Almeno 25mila quelli che sfidano il sole a picco e la temperatura che sfiora i trenta gradi alle dieci del mattino. Il Pontefice attraversa l’emiciclo del colonnato di Bernini in papamobile per salutare i fedeli. Bacia i bambini e firma anche un autografo.

Al centro della sua catechesi inserita nel ciclo dell’Anno Santo su “Gesù Cristo nostra speranza” papa Leone colloca l’«invito a mettere davanti al Cuore di Cristo le vostre parti più doloranti o fragili, quei luoghi della vostra vita dove vi sentite fermi e bloccati» per chiedere al Signore «di guarirci». A fare da spunto alla sua riflessione la figura del cieco Bartimeo e il suo grido di pietà a Gesù che lo risana. «Cosa possiamo fare quando ci troviamo in una situazione che sembra senza via d’uscita? – si domanda il Papa –. Bartimeo ci insegna a fare appello alle risorse che ci portiamo dentro e che fanno parte di noi. Lui è un mendicante, sa chiedere, anzi, può gridare! Se desideri veramente qualcosa, fai di tutto per poterlo raggiungere, anche quando gli altri ti rimproverano, ti umiliano e ti dicono di lasciar perdere. Se lo desideri davvero, continua a gridare».

Nonostante la mancanza della vista, Bartimeo va verso il Signore. «Paradossalmente vede meglio degli altri e riconosce chi è Gesù! Davanti al suo grido, Gesù si ferma e lo fa chiamare perché non c’è nessun grido che Dio non ascolti, anche quando non siamo consapevoli di rivolgerci a lui». Cristo «lo spinge a rialzarsi, si fida della sua possibilità di camminare. Quell’uomo può rimettersi in piedi, può risorgere dalle sue situazioni di morte. Ma per fare questo deve compiere un gesto molto significativo: deve buttare via il suo mantello», la sua unica protezione. E il Papa aggiunge: «Molte volte, quello che ci blocca sono proprio le nostre apparenti sicurezze, quello che ci siamo messi addosso per difenderci e che invece ci sta impedendo di camminare. Questo è il passaggio fondamentale per ogni cammino di guarigione».

Papa Leone tiene a sottolineare che «Bartimeo non vuole solo tornare a vedere, vuole ritrovare anche la sua dignità! Per guardare in alto, occorre rialzare la testa. A volte le persone sono bloccate perché la vita le ha umiliate e desiderano solo ritrovare il proprio valore. Ciò che salva Bartimeo, e ciascuno di noi, è la fede». E avverte: «Gesù non invita Bartimeo a seguirlo, ma gli dice di andare, di rimettersi in cammino».

Sul sagrato è presente anche un gruppo di ragazzi dell’Ucraina con la loro bandiera che compare vicino al Papa. Sono bambini e adolescenti accompagnati in Italia dalla Caritas greco-cattolica di Kharkiv per una vacanza che li porterà fra Roma e la Lombardia.


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