lunedì 25 marzo 2019
Firmata la Lettera post sinodale ai giovani che sarà pubblicata il 2 aprile. La famiglia fra uomo e donna è insostituibile, ha detto il Papa. Giovani, guardate a Maria come modello di vocazione
Francesco a Loreto. Giovani, la famiglia è insostituibile
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Il Papa ha visitato Loreto nel giorno dell'Annunciazione, ha firmato la Lettera post-sinodale ai giovani "Christus vivit", Cristo vive, titolo annunciato dallo stesso Pontefice nel suo discorso. La firma è avvenuta alle 10,20 subito alla fine della Messa celebrata nella Santa Casa direttamente sull'altare dove poi Francesco ha deposto una rosa d'oro. Il testo sarà reso pubblico il 2 aprile prossimo con una conferenza stampa, come ha annunciato il direttore della Sala Stampa ad interim Alessandro Gisotti. La data è la stessa della morte di san Giovanni Paolo II ed è stata scelta appositamente, per unire questi due pontificati, è stato spiegato. Ma intanto, proprio scorrendo l'intervento di Francesco sulla piazza del Santuario, non è difficile individuarne le le linee portanti. "Ascolto della parola-progetto di Dio, discernimento, decisione". Il Pontefice ha rilanciato da Loreto la convinzione che "Maria è il modello di ogni vocazione e l'ispiratrice di ogni pastorale vocazionale". E ha detto che "nella delicata situazione del mondo odierno, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna assume un'importanza e una missione essenziali". E' necessario, dunque, "riscoprire il disegno tracciato da Dio per la famiglia, per ribadirne la grandezza e l'insostituibilità a servizio della vita e della società".

Giovani e famiglia, dunque, al centro delle sue parole. Insieme a un ruolo speciale assegnato a Loreto. "Penso a Loreto - ha detto in fatti Francesco - come a un luogo privilegiato dove i giovani possono venire alla ricerca della propria vocazione, alla scuola di Maria. Un polo spirituale a servizio della pastorale vocazionale". Il Papa ha anche auspicato che "sia rilanciato il Centro “Giovanni Paolo II” a servizio della Chiesa in Italia e a livello internazionale, in continuità con le indicazioni emerse dal Sinodo". Un luogo, ha spiegato, "dove i giovani e i loro educatori possono sentirsi accolti, accompagnati e aiutati a discernere. Di qui la sua richiesta ai Frati Cappuccini, lodati per il loro impegno nelle confessioni, "di estendere l’orario di apertura della Basilica e della Santa Casa durante la tarda serata e l’inizio della notte quando ci sono gruppi di giovani che vengono a pregare e a discernere la loro vocazione. Il Santuario della Santa Casa di Loreto, anche a motivo della sua collocazione geografica al centro della Penisola, si presta per diventare, per la Chiesa che è in Italia, luogo di proposta per una continuazione degli incontri mondiali dei giovani e della famiglia. È necessario, infatti, che all’entusiasmo della preparazione e celebrazione di questi eventi corrisponda poi l’attualizzazione pastorale, che dia corpo alla ricchezza dei contenuti, mediante proposte di approfondimento, di preghiera e di condivisione".

L'esperienza domestica di Maria, ha proseguito il Pontefice, "sta ad indicare che famiglia e giovani non possono essere due settori paralleli della pastorale delle nostre comunità, ma devono camminare strettamente uniti". Infine il Papa ha parlato degli ammalati. "La malattia ferisce la famiglia e i malati devono essere accolti dentro la famiglia. Per favore non cadiamo nella cultura dello scarto - ha aggiunto a braccio - che viena proposta da molteplici colonizzazioni ideologiche". La casa e la famiglia, infatti, "sono la prima cura del malato nell’amarlo, sostenerlo, incoraggiarlo e prendersene cura. Ecco perché il santuario della Santa Casa è simbolo di ogni casa accogliente e santuario degli ammalati. Da qui invio ad essi, tutti, ovunque nel mondo, un pensiero affettuoso".

Papa Bergoglio Alle 9 è atterrato presso il centro giovanile Giovanni Paolo II a Montorso, dove ha trovato ad attenderlo l'arcivescovo prelato, Fabio Dal Cin, il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, il prefetto di Ancona, Antonio D'Acunto e Paolo Niccoletti, sindaco di Loreto.

Francesco ha poi raggiunto immediatamente il Santuario, che dista pochi chilometri, dove ha celebrato la Messa nella Santa Casa, prima volta di un Papa dopo 162 anni.

È entrato nella Santa Casa, all'interno del Santuario, da solo, e si è seduto a una sedia davanti alla statua della Vergine. Lunghi minuti di profondo silenzio e raccoglimento con gli occhi pieni di commozione puntati sulla sacra effigie. Anche sulla piazza la folla ha osservato il megaschermo che rilanciava le immagini dall'interno in religioso silenzio.

Il Papa si è poi recato nella sagrestia per indossare i paramenti liturgici. E' seguito l'inizio della Messa alla quale sono stati ammessi solo quattro giovani, una coppia di fidanzati e cinque cantori che hanno eseguito prevalentemente a cappella (cioè senza musica) i canti della celebrazione.

Nella navata centrale della Basilica e in quelle laterali ci sono anche circa 600 ammalati in carrozzina, che poi il Papa ha salutato personalmente. Gisotti ha raccontato che, dopo aver appreso di un bimbo che piangeva perché non era riuscito a salutarlo, è voluto tornare insietro per consolarlo e abbracciarlo.

Francesco non ha tenuto l'omelia. Ma ha preso la parola più tardi, quando ha rivolto il suo saluto ai fedeli assiepati sul sagrato del Santuario e nelle vie circostanti. Più di 8mila persone secondo le attese degli organizzatori.

Per lunghi minuti il Papa ha stretto mani benedetto sulla fronte, parlato e confortato gli ammalati. Poi è uscito sul sagrato, dove gli è stato innanzitutto rivolto il saluto da parte dell'arcivescovo Dal Cin. “Grazie di aver scelto la Santa Casa per firmare il documento sui giovani, frutto del Sinodo a loro dedicato e per aver voluto che il Centro Giovanni Paolo II di Loreto ne diventi luogo di concreta attuazione: e lì ogni giovane si senta a casa”, ha detto il prelato di Loreto. "Lei incoraggia ancora una volta tutta la Chiesa a rivolgersi a Maria e ad affidarsi a Lei, per percorrere la via della misericordia e dell'accoglienza, con umiltà e semplicità. La sua presenza conferma l'universalità di questo Santuario, custode delle pietre che ancora vibrano di quel Sì che ha rinnovato il mondo".

Infine Dal Cin ha sottolineato: "Credenti e non riconoscono nella Santa Casa un ideale luogo comune dove condividere e concretizzare la convivenza rispettosa e il desiderio di costruire insieme la pace. Gli ammalati, le famiglie, anche quelle segnate dal terremoto che attendono di tornare nella propria casa, in questo angolo di Terra Santa tutte trovano la grazia di ricominciare e fortificano la propria vocazione missionaria".

Dopo la recita dell'Angelus, le campane di Loreto e di tutte le Marche si sono sciolte in un suono a distesa, in segno di festa e di giubilo. I giovani dell'alberghiero di Loreto hanno donato al Papa un dolce tipico preparato da loro. Il Pontefice è ripartito per Roma intorno alle 14, dopo aver pranzato con i vescovi delle Marche. Presenti anche il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, il segretario generale e vescovo di Fabriano-Matelica Stefano Russo, il segretario del Sinodo cardinale Lorenzo Baldisseri e il sottosegretario, monsignor Fabio Fabene. Nel menu risotto di asparagi e guanciale, vitello con patate e fave, dolce al cioccolato, macedonia e caffè.

Papa Bergoglio è il quattordicesimo Pontefice che visita Loreto. Nei tempi più recenti si ricordano le visite di Giovanni XXIII prima dell'apertura del Concilio, di Giovanni Paolo II (cinque volte, molte delle quali per incontri con i giovani) e Benedetto XVI nel 2007 e nel 2012.

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