lunedì 14 marzo 2022
I colloqui a Roma tra la delegazione di Pechino e quella di Washington sono arrivati insieme a indiscrezioni su un appoggio militare alla Russia. Di qui passa una possibile svolta nella crisi ucraina
19esimo giorno di guerra. Emerge il ruolo cinese e la speranza di un negoziato
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Malgrado l'annuncio di corridoi umanitari, l'offensiva di Mosca non si arresta, anzi, gli attacchi si sono estesi fino al confine polacco e le città restano sotto un costante martellamento che impedisce l'arrivo di aiuti. Anche per questo non dobbiamo assuefarci alle immagini della guerra in Ucraina. Si moltiplicano le fotografie e i video agghiaccianti di vittime civili e di paesi e città distrutte dai missili lanciati dagli aerei e dai proiettili sparati dall'artiglieria russa. La ripetizione può fiaccare la mobilitazione della prima ora. Non si deve comunque dimenticare che tutto ciò che ci viene mostrato parla dell'onda di morte portata dall'invasione decisa al Cremlino. Non vediamo i (numerosi) caduti militari russi perché i comandi non hanno interesse a fare circolare la documentazione mediatica: non commuoverebbero il mondo e in patria farebbero dubitare dei successi sul campo sollevando ulteriori proteste per i giovani mandati al massacro.

Ma di massacro in terra ucraina si tratta e per questo il diciannovesimo giorno di combattimenti è stato anche il giorno di una timida speranza per la ripresa dei negoziati tra le due parti, che proseguiranno nelle prossime ore. Sul fronte diplomatico, tuttavia, la vicenda di maggiore interesse riguarda il ruolo della Cina. Colloqui, importanti, si sono svolti a Roma tra delegati di Pechino e di Washington, che si auspicava preliminari a un maggiore coinvolgimento del gigante asiatico nella mediazione per una tregua nel conflitto. Una serie di indiscrezioni di stampa, in particolare da parte del "Financial Times", hanno invece fanno balenare la possibilità che la Cina si sposti decisamente dalla parte della Russia, magari fornendo anche armamenti. La richiesta sarebbe già arrivata, a segnalare la difficoltà bellica dell'invasore, che non riuscendo ad avanzare si accanisce su obiettivi civili, anche nella capitale Kiev.

La partita che riguarda la Cina è delicatissima, le smentite valgono quanto le voci rilanciate da media. Le interpretazioni in concorrenza sono infatti due. Da una parte, si può pensare che il presidente Xi Jinping voglia giocare una lunga partita per la supremazia mondiale, senza strappi, con una lenta avanzata, cosa che gli permette il potere a vita che si è di fatto conquistato. il leader americano Biden non ha nascosto che la sfida maggiore per gli Usa sia ormai quella sul Pacifico. Ma Pechino ha bisogno ancora di crescere, sia economicamente sia militarmente, e per questo la globalizzazione dei commerci e le forti relazioni industriali con l'Occidente restano strategiche. Se Mosca costruisce una nuova cortina di ferro, che taglia gli scambi e la via della seta, l'Impero di mezzo avrà soltanto danni. Se il Cremlino forza Stati Uniti, Europa, Giappone e altri Paesi chiave in Estremo Oriente a ricompattarsi e mettere in campo strumenti di cui la Cina ha forte timore, come il blocco delle riserve valutarie all'estero, stare al fianco dell'impaziente Putin per la Cina sarà soltanto un costo.

Dall'altra parte, si ragiona, Xi e la nomenclatura del Partito comunista non amano l'America e forse sarebbero più interessati a cementare l'alleanza con una nazione che interpreta la democrazia in modo autoritario e non liberale. In questo senso, la rottura dell'ordine mondiale che l'invasione dell'Ucraina decisa da Putin sta portando contribuisce a mettere in difficoltà la Nato, che non interviene per paura di innescare un conflitto nucleare e rivela così la sua debolezza. Si tratta di letture che, ovviamente, semplificano molto il quadro esistente, ma danno un'idea sintetica di quello che c'è in gioco e dei potenziali sviluppi, forieri di grandi conseguenze su larga scala e a lungo termine.

Gli Stati Uniti e l'Europa non stanno a guardare: un avvertimento è arrivato a Pechino perché non entri nel conflitto (ma forse nell'incontro romano, che riporta alla ribalta anche l'Italia, i toni sono stati più morbidi, lasciando aperta la porta a ulteriori consultazioni dirette). In ogni caso, difficilmente dalla Cina giungeranno molti mezzi o divisioni operative. Quello che potrebbe bastare a Putin è un appoggio formale esplicito che lo renda forte anche in una possibile trattativa, da condurre in una posizione di forza assoluta. Sempre di più la guerra in Ucraina si rivela un evento chiave per possibili riequilibri a livello geopolitico globale. Si tratterà di capire in che direzione penderà la bilancia nelle prossime settimane.


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